Dopo sedici anni finirà di scontare la pena ai servizi sociali
di Aaron Pettinari - 20 luglio 2015
Dopo sedici anni di detenzione è tornato in libertà Hashi Omar Hassan, condannato per concorso nell'omicidio della giornalista Ilaria Alpi e del cineoperatore Miran Hrovatin, avvenuto a Mogadiscio (Somalia) nel marzo del 1994. Furono uccisi dopo un incontro con il sultano di Bosaso. Per la giustizia italiana si tratta dell'unico responsabile del duplice assassinio. Dopo una lunga serie di indagini e di processi, e una Commissione parlamentare, Hashi fu condannato dalla Cassazione a 26 anni di carcere ma sulla ricerca della verità sull'omicidio è sempre più visibile l'ombra del depistaggio.
Ad oltre vent'anni di distanza, infatti, il miliziano somalo Ahmed Ali Rage, soprannominato “Jelle”, ovvero il principale accusatore dello stesso Hassan, ha ritrattato le proprie dichiarazioni. Intervistato a “Chi l'ha visto?” nei mesi scorsi ha dichiarato: “Non è stato Omar Hashi Hassan ad uccidere Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Io non ho visto chi ha sparato, non ero lì”.
Jelle ha raccontato che gli italiani avevano fretta di chiudere il caso e gli hanno promesso denaro in cambio di una sua testimonianza al processo: doveva accusare un somalo. Gli interrogativi sono d'obbligo. Chi indusse Jelle a raccontare quella versione dei fatti? E perché per anni si è reso irreperibile dopo quella deposizione giurata rilasciata ai pm? E' l'ennesima prova che sul caso Alpi-Hrovatin vi sia stato un depistaggio?
Dopo la messa in onda dell'intervista, in cui Jelle ha anche indicato il nome del suo interlocutore, nascosto con un “bip”, i carabinieri del Ros, su delega della Procura di Roma, hanno acquisito una copia della stessa.
Ed ora la storia giudiziaria del caso potrebbe prendere nuove vie. L'avvocato che da sempre assiste Hashi, Douglas Douale, infatti, ha già annunciato che la settimana prossima depositerà “tutti gli atti alla Corte d'Appello di Perugia per chiedere la revisione del processo”. Ad Hashi, grazie all'indulto, sono stati sottratti 3 anni e successivamente ha potuto usufruire della liberazione anticipata di 4 anni per buona condotta. Ora finirà di scontare la pena, fino al 5 dicembre 2017, ai servizi sociali.
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