di AMDuemila
Le strutture sanitarie della Sardegna sono tutte indisponibili
Il giudice del Tribunale di Sorveglianza di Sassari solleva la questione di legittimità sul decreto Bonafede
Il “ministro dell’economica” del clan dei Casalesi, Pasquale Zagaria, fratello del superboss Michele, ai domiciliari da aprile per effetto della circolare del Dap del 21 marzo per l'emergenza Coronavirus, non tornerà in carcere. Da quanto si apprende la motivazione della decisione è legata all'indisponibilità delle strutture sanitarie della Sardegna, dove è detenuto, tutte riconvertite e destinate all'emergenza Covid-19, di potergli garantire la prosecuzione delle cure per una neoplasia diagnosticata a fine ottobre 2019. Dunque, il boss imprenditore dei Casalesi resterà ricoverato in un ospedale lombardo. Le sue condizioni si sono aggravate qualche giorno fa. A deciderlo è stato il Tribunale di Sorveglianza di Sassari che, con un'ordinanza depositata oggi, ha disposto la sospensione del procedimento inerente la rivalutazione della detenzione domiciliare concessa al boss del clan dei Casalesi - che era sottoposto al 41 bis - il 23 aprile scorso e legata al rischio contagio da Covid-19, e di trasmettere gli atti alla Corte Costituzionale sollevando questioni di legittimità (analoghe a quelle già pendenti davanti alla Consulta) sul decreto approvato dal governo il 9 maggio scorso su proposta del Guardasigilli Alfonso Bonafede. Nell’ordinanza si legge che "il tribunale nell'esercizio dei suoi poteri discrezionali, aveva compiuto un bilanciamento tra ragioni di sicurezza e diritto del detenuto a effettuare cure in ambito intramurario basato su elementi individualizzanti (gravità della patologia, entità residua della pena da espiare, revoca della misura di sicurezza per cessata pericolosità, idoneità del domicilio, stringente regime di prescrizioni). Il portato di questo bilanciamento in concreto era costituito non soltanto dall'ammissione alla detenzione domiciliare derogatoria, ma dall'applicazione di un termine di durata specifico di tale pena alternativa. Ora, in ragione della riedizione normativa di una presunzione astratta, il paziente si trova esposto a un regime di rivalutazioni che, oltre a non essere rispettoso del termine, contiene, ad avviso di questo tribunale, - ha concluso l'ordinanza del giudice - preoccupanti aspetti di limitazione della sfera di competenza dell'autorità giudiziaria e una riduzione di tutela dei diritti fondamentali alla salute e all'umanità della pena".
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