di Emiliano Federico Caruso
Questa mattina, in seguito a un’indagine dei carabinieri coordinata dalla DDA di Napoli, sono state arrestate 45 persone, tra cui 17 donne, affiliate al clan che affidava lo spaccio della droga a una capillare rete composta da bambini. Le accuse vanno dallo spaccio di droghe alla detenzione illegale di armi fino all’estorsione, reati aggravati dall’associazione di tipo mafioso (416 bis).
I bambini, tutti al di sotto dei 14 anni, hanno legami familiari con gli esponenti del clan egemone della zona di Pallonetto a Santa Lucia, uno dei luoghi più caratteristici di Napoli.
Grazie alla giovanissima età (sembra vi sia anche una bambina di otto anni fra loro, impegnata nella confezione delle dosi) i bambini non erano imputabili e, attratti anche dalla prospettiva di facili guadagni, venivano utilizzati per spacciare in dettaglio la droga nelle zone tra piazza del Plebiscito, via Partenope, Borgo Marinari e dintorni, fino al lungomare di Napoli. 17 donne si occupavano invece di preparare le dosi e coordinare le operazioni del successivo spaccio in strada ai diretti ordini del clan, che si occupava anche di riscuotere un pizzo di 300 euro a settimana dai singoli gestori nelle piazze. Zone, queste, piuttosto redditizie: uno spaccio controllato 24 ore su 24 riusciva a garantire fino a 5 mila euro al giorno per piazza, dai quali detrarre solo un minimo di spese.
Il clan di cui parliamo è quello degli Elia, con al vertice i fratelli Antonio e Ciro (tra i 45 arrestati) e storici avversari dei Ricci, altra potente cosca che, guidata dal boss Enrico “Fravulella” Ricci insieme ai figli Gennaro e Marco, prese il controllo dei Quartieri Spagnoli di Napoli al posto dei Di Biasi, ormai decimati dagli arresti del 2008.
La guerra tra gli Elia e i Ricci è da sempre violenta, e di recente è stata caratterizzata anche da una serie di stese (passaggi veloci di giovani in scooter, che sparano in aria per affermare il controllo del territorio, talvolta con risultati mortali) per regolamenti di conti tra i due clan. Grazie a una microcamera nascosta proprio a via del Pallonetto, nel corso delle indagini che hanno portato all’arresto dei 45, i carabinieri hanno filmato a luglio dello scorso anno sei ragazzi a bordo di scooter durante una di queste stese intimidatorie.
Quello degli Elia, pur recente nel vasto panorama della criminalità organizzata, è un clan che vanta uno dei curriculum criminali più completi della Camorra: tra estorsioni e usura, si sono specializzati sin da subito nel più proficuo giro della droga, in particolare hashish proveniente dalla Spagna e cocaina dal Sudamerica, ma anche la sempre richiesta marijuana. Una tradizione di famiglia: nel settembre 2015 venne arrestato per spaccio di droghe Michele Elia, figlio dello storico boss Antonio, nonostante si fosse nascosto a Mondragone. Un mese dopo a finire in manette furono Renato e Anna Elia, rispettivamente l’altro figlio e la sorella del boss, per detenzione di droghe a fini di spaccio. I carabinieri, nel corso di una perquisizione in casa della donna, trovarono un intero laboratorio tra bilancini, fogli di alluminio, lamette per tagliare la droga e bustine già pronte per lo spaccio.
Oltre a “stese” tra clan rivali, bambini utilizzati come spacciatori e donne che gestivano le piazze in un traffico di droga che coinvolgeva anche alcuni insospettabili tassisti di Napoli (che sì, acquistavano la droga per uso personale, ma talvolta la rivendevano a loro volta), i carabinieri hanno sequestrato anche alcune armi, tra cui una mitraglietta cal.9 e due pistole semi automatiche, e scoperto un giro di estorsioni ai danni di numerosi esercizi commerciali della zona, in particolare di un noto ristorante del Borgo Marinari di Napoli, dove i boss Antonio e Ciro Elia si recavano spesso a cena senza pagare.
Foto © Ansa
Camorra: 45 arresti per il clan Elia tra spaccio di droghe ed estorsioni
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