I 5Stelle chiedono di sentire Salvatore Borsellino in risposta all’audizione del legale dei nipoti. “Mie posizioni processuali del tutto divergenti alle loro”
La Commissione Parlamentare Antimafia ascolterà Salvatore Borsellino, fratello di Paolo Borsellino, e il suo avvocato Fabio Repici per riferire in merito all’attentato di via d’Amelio in cui il magistrato perse la vita il 19 luglio 1992. A renderlo noto è Salvatore Borsellino stesso durante un’intervista a Radio Cusano Campus.
“Sono stato invitato dalla presidente Colosimo in persona a partecipare a una convocazione alla commissione Antimafia, ma ho problemi di salute. Ho detto che non mi potevo spostare e quindi avevo rinunciato. Poi però è arrivata da parte del mio avvocato una sollecitazione ad accettare un’eventuale convocazione e allora l’ho comunicato alla stessa Colosimo che mi ha assicurato che a breve sarò convocato anche io insieme al mio avvocato”, ha detto il fondatore del movimento delle Agende Rosse ai giornalisti Gianluca Fabi, Roberta Feliziani e Fabio Salamida del programma “L’Italia s’è desta”.
A chiedere l’audizione di Salvatore Borsellino e Fabio Repici erano stati i parlamentari del Movimento 5 Stelle i quali hanno contestato la decisione della presidente Chiara Colosimo di ascoltare solo Lucia Borsellino e il marito Fabio Trizzino, suo rappresentante legale, sui fatti della strage.
Trizzino è stato audito oggi a Palazzo San Macuto riportando alla Commissione le valutazioni e le posizioni dei suoi assistiti (la moglie Lucia Borsellino e i fratelli di lei). Posizioni processuali che Salvatore Borsellino, di recente, in una nota diffusa alla stampa, ha ribadito essere “del tutto divergenti” dalle proprie.
Di fatti, da tempo e in sintonia con l’ex generale del Ros Mario Mori, Fabio Trizzino ritiene la vicenda del dossier “mafia-appalti”, cioè il fascicolo del Ros sui legami tra Cosa nostra e forze politico-imprenditoriali, quale movente della strage e della sua accelerazione. Argomentazioni riportate anche quest’oggi in Commissione. Il fratello del magistrato, invece, da anni si batte indicando la trattativa Stato-mafia, il dialogo fallimentare e infausto che il Ros avviò con i corleonesi per evitare la campagna stragista di Cosa nostra, quale causa dell’attentato e le indagini, avviate in autonomia da Borsellino sulla strage di Capaci, quale movente dell’accelerazione del piano di morte.
“Fabio Trizzino - scriveva Borsellino a luglio scorso rispondendo alle offese rivolte da Trizzino alle Agende Rosse - ritira fuori il dossier mafia-appalti come movente della strage senza tenere conto del fatto che, sebbene sicuramente possa essere una concausa, non è sicuramente la causa scatenante dell’accelerazione della strage quale sicuramente può essere invece il pericolo che Paolo rivelasse all’opinione pubblica dei contatti tra mafia e Stato, di cui peraltro aveva già parlato a sua moglie e che nel clima di allora, dopo la strage di Capaci, avrebbe scatenato la reazione dell’opinione pubblica, ed anche la necessita di impedire a Paolo di andare a deporre a Caltanissetta come aveva espressamente richiesto nel suo ultimo discorso pubblico e dove sarebbe dovuto andare nella settimana successiva alla strage”.
Tornando alla convocazione di Salvatore Borsellino, il fratello del magistrato ha detto, sempre a Radio Cusano Campus, di aver richiesto alla Colosimo “di essere convocato insieme ad alcuni miei collaboratori che hanno e stanno indagando, e che stanno guardando tutte le foto girate in via d’Amelio subito dopo la strage per riuscire a individuare i movimenti delle persone e, quindi, riuscire a capire quello che ancora purtroppo è un mistero”.
“Un mistero a mio avviso - ha continuato il fratello del giudice assassinato - perché non si sa abbastanza sulla sparizione di questa gente. Ci sono stati anche negati dei rullini che sono stati girati e di cui sappiamo l’esistenza da parte delle emittenti. Speriamo che, attraverso la commissione antimafia, si possa avere accesso”.
Foto @ Deb Photo
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