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carabinieri notte4di AMDuemila
Arrestate quattordici persone considerate appartenenti al clan Assinnata di Paternò, collegato con la famiglia mafiosa Santapaola, in esecuzione di un ordine di custodia cautelare del Gip di Catania, su richiesta della locale Dda della Procura della Repubblica. I fermati sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione e traffico di droga.
L'inchiesta della Direzione distrettuale antimafia della Procura di Catania, denominata 'The end', che ha coordinato le indagini, ha permesso di ricostruire le dinamiche criminali che regolavano le condotte del gruppo e le modalità di gestione dei proventi illeciti, definirne la struttura, le posizioni di vertice e i ruoli degli affiliati, nonché di ricostruire il volume degli affari illegali nel settore delle estorsioni.
Il provvedimento è stato eseguito dai carabinieri. Tra i destinatari c'è il padre del ragazzo al quale il 3 dicembre scorso, durante i festeggiamenti di Santa Barbara, Patrona di Paternò, alcuni portatori dei cerei votivi fecero un “inchino" davanti alla sua abitazione.
Il doppio inchino avvenne il 2 dicembre del 2015 a Paternò davanti alla casa di un noto esponente del clan Assinnata, mentre era detenuto. A rendere omaggio al boss, che abita vicino al Municipio, sarebbero stati due cerei mentre erano in processione per i festeggiamenti della Patrona Santa Barbara. L'episodio venne registrato, tra le 12.55 e le 13.20, da carabinieri della locale compagnia in servizio. I portatori eseguirono a turno il classico dondolamento simulando un inchino reverenziale davanti al figlio del detenuto, dal quale si congedavano con il rituale bacio finale. I due cerei, il giorno dopo, furono fermati dal Questore di Catania, Marcello Cardona, che, "su segnalazione del comando provinciale dei carabinieri, e su conforme orientamento del prefetto ha disposto il divieto di partecipare allo svolgimento delle manifestazioni religiose dei due comitati organizzativi" per la durata della festa, anche per la cosiddetta 'ottava', del 12 dicembre. Particolari sull'operazione 'The end' saranno resi noti durante un incontro con i giornalisti che si terrà, alle 11.45, nella sala stampa della Procura della Repubblica di Catania, alla presenza del procuratore Michelangelo Patanè.
Le indagini partono da un tentativo di estorsione denunciato dalla vittima: il ritrovamento di una tanica di benzina con accanto un accendino in un cantiere.
Tra i destinatari dell'ordinanza anche il boss Salvatore Assinnata, 43 anni, detenuto, considerato il capo assoluto dell'omonimo clan. Era rivolto a lui l'inchino fatto davanti alla sua abitazione
Il condizionamento e la forte influenza esercitata dal boss Assinnata sui suoi affiliati emergono chiari da intercettazioni agli atti dell'inchiesta della Procura di Catania: "...iddu è il top dei top... iddu cumanna, è u capu.. io sugnu suddatu" (lui è comanda, è il capo... io sono un soldato). Con la consapevolezza di fare parte di un clan: "io sugnu mafiusu... ca mattaccunu.. iu mi fazzu a galera mutu mutu..." (io sono mafioso, e se mi arrestano mi faccio la galera, zitto zitto...). 
Le indagini hanno fatto luce su quattro estorsioni, una a un commerciate e tre a imprenditori edili. Ma il grande business era la droga, gestito anche con rapporti con altri clan mafiosi di Catania. Il clan gestiva due piazze a Paternò, ma effettuava anche la consegna a domicilio: motorini con pusher erano sempre pronti per cedere dosi a clienti in auto in altre zone. I soldi degli affari illeciti finivano nella 'cassa comune', che serviva a pagare anche 'stipendi' alle famiglie degli arrestati, in un clan con un'organizzazione strettamente verticistica. Tanto che quando un luogotenente sa che sta per essere arrestato perché condannato dice al suo sottoposto: "ti passo il testimone, ora devi lavorare al posto mio”.

I destinatari dell'ordinanza in carcere
Salvatore Assinnata, di 43 anni, Andrea Di Fazio, di 28 (il provvedimento prevede gli arresti domiciliari), Angelo Di Fazio, di 25, Giuseppe Fioretto, di 34, Giuseppe Fusto, di 49, Andrea Giacoponello, di 43, e Giuseppe Parenti, di 33.

Gli arrestati
Benedetto Beato, di 33 anni, Daniele Beato, di 30, Mario Leonardi, di 33, Salvatore Mannino, di 29, Rosario Oliveri, di 28, Maria Cinzia Pellegriti, di 43, e Luca Vespucci, di 32.

Fonte ANSA

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