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Nel mirino Salvatore Angelo, scarcerato nel 2019, boss-imprenditore fedelissimo di Messina Denaro, nonché uomo che aprì alla mafia il business dell’eolico

Riciclaggi di grosse somme di denaro dei clan palermitani realizzate da imprenditori compiacenti ed esperti della finanza con strumenti di “hacking” in uno scenario criminale che spazia dalla Sicilia alla Germania, passando per la potente ‘ndrina dei Nirta Strangio. E’ questo ciò che hanno scoperto i militari del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale Carabinieri di Trapani, congiuntamente ai militari del Nucleo Investigativo di Palermo e supportati in fase esecutiva da personale dell'Arma territorialmente competente, che questa mattina hanno dato esecuzione a un’ordinanza di misure cautelari emessa dal Tribunale di Palermo nei confronti di undici persone (di cui sei destinatarie della custodia cautelare in carcere e 5 della misura degli arresti domiciliari) indagati, a vario titolo (unitamente ad altre dodici persone destinatarie di informazioni di garanzia), in concorso fra loro, dei reati di associazione mafiosa, corruzione, turbativa d'asta, trasferimento fraudolento di valori, ricettazione e autoriciclaggio. Nel mirino dell’operazione - che ha riguardato anche le province di Palermo, Como e Rimini - gli affari del clan di Cosa nostra di Salemi.
L'indagine - ribattezzata “Olegna” condotta dai Carabinieri del nucleo investigativo di Trapani e coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo - consentiva di acquisire gravi indizi circa la convergenza di illeciti interessi di appartenenti alla famiglia mafiosa di Salemi (mandamento di Mazzara del Vallo), esponenti di spicco di Cosa nostra palermitana e imprenditori, consistiti nella attribuzione fittizia a due imprenditori palermitani della titolarità esclusiva di quote di una società di capitali appositamente costituita per eludere l'applicazione della normativa di prevenzione patrimoniale ed agevolare l'impiego di denaro provento del delitto di associazione mafiosa nell'acquisizione di numerosi supermercati di una nota società della grande distribuzione italiana nelle provincie della Sicilia occidentale. L'acquisizione non si concretizzava per diverse scelte aziendali da parte della società; turbativa d'asta della gara, indetta dalla società di pubblico servizio che gestisce la rete e l'erogazione dell'energia elettrica sull'isola di Favignana per la realizzazione di quattro linee di distribuzione in media tensione e due cabine di trasformazione di media/bassa tensione, in modo da far risultare vincitrice una società di due imprenditori mazaresi. Nel medesimo contesto venivano acquisiti gravi indizi in ordine al pagamento di somme di denaro da parte di due imprenditori compobellesi per essere incaricati del trasporto del carburante necessario per il funzionamento della centrale termoelettrica di Favignana.


Nel mirino il boss-imprenditore e re dell’eolico fedelissimo di Messina Denaro

Gli indagati rispondono a vario titolo di mafia, riciclaggio, turbativa d'asta, trasferimenti fraudolento di valori e ricettazione. Degli undici, il gip di Palermo, Antonella Consiglio, ha ordinato la reclusione in carcere per sei e i domiciliari per cinque. Uno dei personaggi chiave dell'indagine è Angelo Salvatore (finito ai domiciliari), capomafia di Salemi, già condannato per associazione mafiosa, imprenditore che, secondo gli inquirenti, per anni, avrebbe gestito gli investimenti di Matteo Messina Denaro nelle energie rinnovabili al punto da aver presentato a Cosa nostra il business della produzione di energia pulita.
Scarcerato nel 2019, è tornato in affari potendo contare sulla collaborazione del figlio Andrea (arrestato e condotto in carcere stamani). I due, grazie alle loro capacità di reclutare professionisti del settore e di penetrare abusivamente nei sistemi informatici delle banche, avevano messo insieme un gruppo criminale in grado di riciclare enormi somme di denaro delle cosche palermitane. L'organizzazione avrebbe anche cercato di acquisire, reinvestendo denaro sporco, 12 punti vendita della Coop Sicilia, (ma l'affare è poi sfumato); di riciclare lire fuori corso per conto della ‘Ndrangheta e di ripulire il denaro di Calogero John Luppino, il re delle scommesse clandestine online, altro fedelissimo del boss stragista deceduto. L'indagine ha svelato anche una turbativa d'asta della gara sulla gestione dell'erogazione dell'energia elettrica a Favignana. Il bando riguardava la realizzazione di quattro linee di distribuzione in media tensione, truccato perché a vincerlo fossero due società di Mazara del Vallo.


I soldi rialti grazie ad operazioni di “hackeraggio”

Uno dei professionisti del settore informatico era Giuseppe Burrafato (indagato a piede libero), fidatissimo esperto messo in campo da Salvatore Angelo. I carabinieri hanno intercettato passo passo l’operazione di riciclaggio attraverso un trojan piazzato nel suo smartphone e hanno scoperto che il 4 dicembre 2019 venne effettuato il trasferimento di 12 milioni di euro da una filiale di Francoforte della Deutsche Bank al conto di una filiale della Hsbc, nella stessa città tedesca. Sul telefonino di Burrafato apparvero tutti i dati: da un conto della Deutsche Bank a un conto della Hsbc.
E’ un operazione alimentata con denaro hackerato”, diceva Burrafato, che intanto riceveva a Carini i boss palermitani Micalizzi, Marsalone, Vincenzo Lo Piccolo, Salvatore Lotà e Michele Mondino. Parlavano di altre due operazioni, da 4,9 e 38 milioni. Operazioni di rientro di capitali in Italia grazie alla complicità di una serie di imprenditori, in Irlanda, in Polonia e Spagna, probabilmente terminali di una rete che si occupa di riciclaggio anche per altri “clienti”.


Il viaggio in Calabria per incontrare i Nirta

Le intercettazioni hanno svelato pure un viaggio fatto da Burrafato, emissario di Salvatore Angelo, in Calabria, nel febbraio 2020. Per incontrare in gran segreto Paolo Nirta, esponente autorevole del gruppo Nirta Strangio e realizzare altri affari. Sembra che quella volta i trapanesi dovevano cambiare un ingente quantitativo di vecchie lire. “Dobbiamo convertire tanta roba di lire del ’94 in banconote da 100”, dicevano nelle intercettazioni. Un viaggio delicato. Fu il figlio di Angelo a rassicurare gli emissari del clan: “Noi abbiamo un nulla osta a 360 gradi - così disse - Noi possiamo stare a Palermo, a Trapani, ad Agrigento, Catania, Enna, Caltanissetta, ovunque. Gli altri hanno problemi a muoversi, noi non abbiamo problemi, abbiamo il nulla osta”. Chi aveva dato agli emissari di Salvatore Angelo il “nulla osta”?
Per la procura è la prova degli agganci autorevoli dell’imprenditore da sempre vicino a Matteo Messina Denaro.


I milioni spostati grazie al circuito Swift

Per spostare i soldi dei clan mafiosi palermitani sfruttavano il circuito internazionale Swift, metodo usato per trasferire all'estero somme di denaro non rendendolo più tracciabile. Le operazioni di riciclaggio scoperte dai carabinieri che oggi hanno notificato 11 misure cautelari sono due: una da 12 e l'altra da quasi 5 milioni di euro. Soldi affidati dai mafiosi palermitani ai "cugini" di Salemi che, grazie a consulenti e intermediari capaci di padroneggiare lo swift , portavano avanti i lodo disegni. Lo Swift, piattaforma informatica che consente alle banche per mezzo di un codice di scambiarsi messaggi con informazioni finanziarie, una sorta di whatsapp degli istituti di credito, permette ad esempio di assicurare l'avvenuto pagamento di un bene di valore prima della sua spedizione da un continente all'altro. I protagonisti dell'indagine padroneggiavano lo strumento finanziario e ne sfruttavano le potenzialità per trasferire all'estero le somme nascondendone l'origine. A Salvatore e Andrea Angelo, imprenditori di Salemi (Tp), si era rivolto il capomafia  Michele Micalizzi che aveva bisogno di spostare il denaro sporco della cosca. Al piano avrebbero preso parte imprenditori compiacenti e "ambigui personaggi del settore", così li descrive il gip. Nel 2019 sarebbero stati trasferiti 12 milioni della mafia dal conto di una banca tedesca a una filiale della Hsbc. Gli inquirenti hanno intercettato il file del report swift, una sorta di riepilogo degli elementi necessari per identificare gli estremi della transazione. Nell'indagine sono coinvolti anche una donna: "una signora che ha 40mila palle, conosce tutto il mondo, 4 o 5 lingue", dicevano di lei gli indagati e imprenditori spagnoli e irlandesi. In un altro caso invece sarebbero stati spostati 4,9 milioni di euro. Tutti i soggetti che partecipavano al piano venivano retribuiti. Secondo gli inquirenti, ad esempio, gli Angelo avrebbero incassato una commissione del 10% dei fondi trasferiti.

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