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loi-emanueladi Pippo Giordano - 7 marzo 2013
E' vero sono un "orso", nel senso che essendo in controtendenza non faccio mai auguri, né per compleanni né per anniversari o ricorrenze e quindi nemmeno per la festa della donna, così come per la giornata senza fumo, la festa del papà, San Valentino etc. etc. Non c'è un motivo specifico, sono fatto così! Tuttavia è mia intenzione dire che sono più che convinto che la ricorrenza dell'otto marzo abbia perso quel significato originario di lotta ed affermazione della donna. La celebrazione somiglia sempre più al mero commercio associato al consumismo e al liberismo globale. Giocoforza, ritengo che abbia perso quel nobile ideale iniziato nei primi anni del secolo scorso e che, dopo varie vicissitudini, approdò a Londra con l'approvazione di “Una Carta della donna”. Oggigiorno appare evidente che la sopraffazione dei diritti negati a milioni di donne, con l’indifferenza del cosiddetto mondo industrializzato, sia tuttora l'arma vincente del becero maschilismo. E purtroppo registro, col roboante silenzio di donne emancipate, una sorta di supina accettazione della sopraffazione della donna.

La ricorrenza, nella sua genesi, era manifestata in diversi giorni dell'anno, sino a quando l'ONU non intervenne, approvando universalmente, come data, l'8 marzo. In Italia, il primo 8 marzo, fu celebrato nel 1946 e nell'occasione la mimosa divenne l'icona della ricorrenza, grazie all'idea di Rita Montagnana e Teresa Mattei, esponenti e parlamentari del Partito Comunista Italiano. Poi, agli inizi degli anni 70, nacque quel meraviglioso movimento chiamato “femminismo” che reclamava con forza la libertà della donna.

Constato con una vena d'amarezza che dal '46 ad oggi la ricorrenza ha assunto un carattere effimero ed è stata per lo più svuotata di significato. Ci  sono milioni di donne nell'universo tuttora soggiogate, oppresse, sfigurate dall'acido, stuprate, violentate, assassinate, ritenute merce di desiderio a pagamento e che infoltiscono i marciapiedi di tutto il mondo. Queste donne cosa hanno da festeggiare? Provate a guardare i loro occhi e vi accorgerete quanto dramma c'è nel loro animo: io lo so perché per lavoro ne ho conosciute tante. Penso alle donne assassinate da chi non smette di considerare la donna quale “possedimento” esclusivo, annichilando a volte con crudeltà mentale l'intelligenza della donna. Il mondo non potrà mai festeggiare l'otto marzo se ancora oggi gli uomini non si convincono che il corpo, il cuore e l'anima della donna, appartengono esclusivamente a lei.
Poi ci sono le donne che hanno pagato con la vita, l'essere donna. Ed è davvero aberrante, oltre che incomprensibile, il fatto che in Italia non si riesca a editare il reato di femminicidio. I politici sono indaffarati a pensare ad altro che alle vittime della violenza. Il mio affettuoso pensiero va alla mia collega Emanuela Loi, uccisa nella strage di via D'Amelio.
No! Non si può morire a soli 24 anni.
Ma Emanuela è l'emblema del fallimento dello Stato. Uno Stato che, ahimè strizzava gli occhi a Cosa nostra.
In questa giornata, consentitemi di dire, che le donne dovrebbero riprendere con rinvigorita forza lo spirito dell’8 marzo e le sprono a non rinunciare al loro orgoglio e gli ricordo che, oltre ad essere persone sono dolcemente donne. Ecco, alle donne, formulo il mio augurio di non subire mai più violenze e soprattutto che possano esprimere con dignità tutta la loro femminilità.
Termino con una mia locuzione già resa pubblica alcuni anni fa: “Il rispetto e l’amore per una donna non devono essere corrisposti per l’esteriore bellezza femminile, ma dalla consapevolezza che la DONNA è fucina d’ intelligenza e d’amore ai quali noi uomini dovremmo attingere linfa per alimentare i nostri cuori”.

Tratto da: 19luglio1992.com
  

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