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galluccio-enza-bndi Enza Galluccio - 6 ottobre 2014
L’udienza per la testimonianza di Giorgio Napolitano, ancora presidente della Repubblica grazie al rinnovo del suo mandato di ulteriori sette anni  – condizione mai verificatasi nella storia italiana – in base ad una richiesta di “larga intesa” da lui accettata nel 2013, è ormai fissata per il 28 ottobre in videoconferenza dalle sale del Quirinale.
Quindi, il Presidente con l’incarico più lungo e con il più alto livello di potere mai raggiunto in Italia, deporrà senza muovere un passo  e, forse, risponderà alle domande dei pm di Palermo sul significato delle parole del suo consigliere Loris D’Ambrosio, contenute in una lettera a lui indirizzata poco prima di morire improvvisamente.
Il passaggio su cui probabilmente si indirizzeranno le domande dei giudici è il seguente:  “Lei sa che di ciò ho scritto anche di recente su richiesta di Maria Falcone. E sa che, in quelle poche pagine, non ho esitato a fare cenno a episodi del periodo 1989- 1993 che mi preoccupano e fanno riflettere; che mi hanno portato a enucleare ipotesi – solo ipotesi- di cui ho detto anche ad altri, quasi preso anche dal vivo timore di essere stato allora considerato solo un ingenuo e utile scriba di cose utili a fungere da scudo per indicibili accordi” (18 giugno 2012).
Il consigliere D’Ambrosio cessava di vivere il 26 luglio dello stesso anno a causa di un infarto; aveva solo 65 anni e sul suo corpo non è mai stata eseguita un’autopsia.

Inoltre -  come previsto dalla legge vigente - Napolitano potrà anche essere interrogato dagli avvocati difensori degli imputati coinvolti nello stesso processo.
Non solo, Riina e il cognato Bagarella hanno presentato richiesta per poter assistere all’interrogatorio e, in quella circostanza, potrebbero suggerire domande specifiche ai propri avvocati.
Una situazione critica per il Presidente, che si troverebbe nella condizione di dover rispondere a domande dalle quali un’elusione risulterebbe difficile, almeno dal punto di vista dell’immagine e del ruolo istituzionale che egli riveste; potrebbero cioè non sembrare adeguati i numerosi “non so nulla … non ho elementi da aggiungere” finora utilizzati.
Tuttavia, gli aspetti più preoccupanti di questa vicenda sono a mio parere altri.
Entrambi gli imputati avrebbero potuto presenziare il giorno dell’udienza senza dare alcun preavviso. Invece compiono una scelta inconsueta, offrendo un’anticipazione preziosa che concederebbe al Presidente un’inaspettata possibilità.
In questa circostanza non si può escludere che Napolitano decida di rifiutarsi di deporre. Secondo quanto sostiene Bruno Tinti in un articolo del 4 ottobre pubblicato su “Il Fatto Quotidiano” può farlo, e se per caso a Riina o Bagarella non fosse consentito di partecipare all’udienza in questione - possibilità riconosciuta dagli articoli 484 e 420bis del Codice di Procedura - si verificherebbe una nullità assoluta e il processo sarebbe da rifare …
Una gran bella occasione per tutti!

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