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giordano-pippo-web4di Pippo Giordano - 28 dicembre 2013
Sto scrivendo col pensiero rivolto a tanti che ci hanno lasciati acerbamente per volere di Totò Riina. Vivo davvero in un ingrato Paese che non costruisce il proprio futuro con lo sguardo rivolto al passato: vivo in un Paese dove l'ostentazione dell'ipocrisia oramai è un dato acclarato. Rilevo con notevole mestizia che il Csm trovandosi in quel di Palermo, non ha ritenuto incontrare né Di Matteo né gli altri magistrati minacciati di morte. Sono state addotte giustificazioni risibili e infantili, che denotano, semmai ce ne fosse ancora bisogno, quanta distanza esista tra gli ambulacri del potere romano e la Procura palermitana. Insomma. una gita fuori porta del Csm. Giova osservare, che oggi ”l'imputato” di turno è il magistrato Nino Di Matteo, ieri era il magistrato Giovanni Falcone. Se i componenti del Csm, avessero solo un “anticchia” delle qualità professionali di Giovanni Falcone; se gli stessi avessero passeggiato insieme a me e Falcone, in quell'ora “d'aria” nel cortile di un carcere, avrebbero capito dai nostri prolungati silenzi, tutta l'afflizione e lo sconforto nel constatare la distanza siderale dello Stato nei confronti della lotta alla mafia.

Quindi, appare evidente che sofferenza e sopravvivenza, sono ahimè presenti in Nino Di Matteo e altri magistrati che hanno il torto di servire il Paese nella Procura palermitana. Non è bastato nemmeno il sacrificio di altri magistrati che pur consci del pericolo di morte hanno dimostrato esemplare attaccamento al giuramento verso la Costituzione. Ma nessuno di loro si è mai piegato, come non lo faranno i loro successori. Ordunque, egregi signori che albeggiate nel mondo dei poteri forti e che ogni dì ci propinate per intero la vostra prepotenza, taluni anche con minacce di morte, sappiate che Nino Di Matteo e gli altri pm palermitani, non si toccano. Toglietevelo dalla testa e quindi fatevene una ragione, che Di Matteo, Teresi, Tartaglia, Del Bene e Nico Gozzo, non sono e non possono essere usati alla bisogna per esaudire la vostra ancestrale mania d'andare a braccetto coi mafiosi: è finito il tempo dei tradimenti e delle trattative. Noi, non consentiremo più che affondiate le vostre mani sporchi di sangue nell'animo onesto dei magistrati palermitani, nisseni e trapanesi. Il detto siciliano” Calati junco ca passa a china” non s'addice a loro, perché esercitando il proprio dovere con schiena dritta, rivolgono il pensiero ai “Maestri-colleghi”, trucidati dalla mafia. Ho avuto la fortuna di conoscere e lavorare con Chinnici, Falcone e Borsellino e devo confessare che mi sono cibato della loro serietà professionale e saggezza, ma soprattutto m'hanno insegnato che la ricerca della verità non può fermarsi all'effimero o chiuderla frettolosamente perché paghi di una verità “confezionata” ad arte. No! Eppoi, senza offesa per nessuno, Chinnici, Falcone e Borsellino, incarnavano quel nobile sentimento che si chiama “Onore siciliano”, che fa assurgere un Uomo a Galantuomo. E, sono queste le qualità professionali e umane a cui s'ispirano Di Matteo e gli altri pm. Coloro che li minacciano non hanno compreso che essere “Siciliano” rappresenta un valore aggiunto e non saranno le reiterate minacce di morte a far “staccare la spina” alle loro investigazioni. Sono particolarmente pago che la caparbietà e l'intelligenza investigativa dell'intero pool di magistrati palermitani, abbia consentito di istruire il processo sulla trattativa Stato-mafia, però devo denunciare con forza che tanti sanno e stanno muti. E mi chiedo sovente come fanno a convivere coi loro rimorsi, soprattutto l'uomo che si sporcò le mani di sangue rubando l'Agenda rossa di Paolo Borsellino in via D'Amelio o coloro, che hanno cancellato i file dal computer di Giovanni Falcone: la mia idiosincrasia per questi ignobili individui ha raggiunto un livello insopportabile. E, allora mi rifugio nel passato ricordando con orgoglio di Siciliano e poliziotto, le motivazioni scritte sulla targa consegnatami a New York, a conclusione della mia missione: “To: Giuseppe “Pippo” Giordano. For your years of service, commitment and dedication for the fight against Organized Crime. From your friends of the FBI”. Concludo dicendo ai signori del Csm, potete fare altre mille gite fuori porta a Palermo, ma se non capite l'importanza della Procura palermitana che opera nel cuore di Cosa nostra, allora per favore rimanete nel vostro Palazzo dei Marescialli: tanto non siete voi a scrivere la Storia della lotta alla mafia. Nel mio piccolo, ne ho scritta “n'anticchia”, mentre Di Matteo, Del Bene, Teresi, Tartaglia e Gozzo, insieme a tanti altri magistrati, stanno scrivendo il resto: noi aspetteremo con fiducia che verità sia fatta!

ANTIMAFIADuemila
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