Fotogallery
di Emanuela Zuccalà
Ha fissato in immagini i morti di mafia e gli sguardi dei boss di Cosa Nostra, ma la vera passione della grande fotografa siciliana è il mondo femminile. Ora la sua Palermo le dedica una grande retrospettiva.
I ritratti dei boss di Cosa Nostra e i morti ammazzati nei vicoli. Le donne e i bambini nei rioni più poveri di Palermo. Le processioni religiose della sua Sicilia in bianco e nero. C’è tutta Letizia Battaglia nella mostra Anthologia che il Comune di Palermo dedica alla grande fotografa, per proseguire le celebrazioni dei suoi 80 anni compiuti nel 2015.
Fino all’8 maggio, ai Cantieri culturali alla Zisa, 140 opere ripercorrono la carriera di una pioniera del fotogiornalismo italiano al femminile che dagli anni Settanta, per prima, ci mostrò con i suoi scatti che la mafia esiste, ed è visibile e tangibile. Li ha immortalati tutti: giudici, poliziotti e uomini delle istituzioni in prima fila nella lotta contro Cosa Nostra, da Giorgio Boris Giuliano a Ninni Cassarà, fino a Paolo Borsellino e Giovanni Falcone. E i criminali di grosso calibro come Luciano Liggio e Leoluca Bagarella, che la travolse buttandola a terra, e in quel momento la fotografa realizzò una delle sue immagini più potenti. C’è anche la foto di Giulio Andreotti con il mafioso Nino Salvo, del 1978, che in seguito divenne uno dei principali capi d’accusa nel processo all’esponente democristiano.
“Facevo ciò che potevo per scuotere le coscienze” ci dice Letizia Battaglia “mostrando non solo i morti ammazzati, ma anche la miseria causata dalla mafia e il potere politico che ha sostenuto il crimine, questo non dobbiamo mai dimenticarlo. Però non voglio più essere definita “la fotografa della mafia”: i miei soggetti preferiti restano le donne”. Come quelle incontrate e osservate con affetto nei quartieri ai margini di Palermo, o le sue bambine dagli sguardi gravi. “Amo fotografare le donne perché sono solidale: devono ancora superare tanti ostacoli verso la felicità, in questa società maschilista che le vuole eternamente giovani, belle, con una concezione dell’amore che spesso, in realtà, è solo possesso. E cerco gli occhi profondi e sognanti delle bambine: mi ricordano me stessa a dieci anni, quando mi resi conto, di colpo, che il mondo non era poi così bello. Era la fine della guerra, tornammo a Palermo da Trieste, dove avevamo vissuto. Io scorrazzavo in bicicletta, come avevo sempre fatto: un giorno un uomo mi fermò e aprì il suo impermeabile. Lo riferii a casa e la mia vita cambiò: mio padre mi tolse la libertà, e io sognavo solo di fuggire dalla sua gelosia. Ecco perché le bimbe che ritraggo non ridono mai: le voglio serie nei confronti del mondo, come lo sono stata io”.
In seguito la sua vita è stata un autentico modello di emancipazione femminile: il matrimonio a 16 anni e le tre figlie non le hanno impedito di affermarsi di un campo che allora era club per soli uomini. La separazione, gli anni a Milano, gli amori, il successo internazionale, l’impossibilità di staccarsi da Palermo. E oggi, a 81 anni portati con invidiabili vigore e ironia, ancora progetti: “Il mio sogno è aprire un Centro internazionale di fotografia qui ai Cantieri alla Zisa, e probabilmente ce la faremo per la fine dell’anno. Sarà un laboratorio di fotografia e altre arti, dalla musica al cinema, che coinvolgerà giovani e vecchi. Faremo cose meravigliose, con la gente della mia città”.
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La mostra
Letizia Battaglia, Anthologia a cura di Paolo Falcone, fino all’8 maggio a Palermo, ZAC ai Cantieri Culturali alla Zisa, è promossa dall’assessorato alla Cultura del Comune di Palermo, in collaborazione con la Fondazione Sambuca. La retrospettiva è accompagnata da un volume, edito da Drago, con testi di varie firme del mondo del giornalismo, della fotografia e della cultura, come – tra gli altri – Roberto Andò, Giovanna Calvenzi, Christian Caujolle, Pippo Delbono, Dacia Maraini e Wim Wenders.
ZAC – Cantieri Culturali della Zisa
Via Paolo Gili 4, Palermo
Orari: da martedì a domenica, dalle 9.30 alle 18.30.
Ingresso libero
Tratto da: iodonna.it
In foto: Letizia Battaglia fotografata dalla figlia Shobha
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