Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

sodano-fulviodi Rino Giacalone - 21 maggio 2013
Il funzionario si batteva per tenere i mafiosi lontani dai beni confiscati ma, nel 2003, il governo Berlusconi lo mandò via da Trapani. Oggi riceve la cittadinanza onoraria da Favignana, dopo che due sindaci del capoluogo gliel'hanno rifiutata. Paralizzato da una grave malattia, scrive una lettera in cui ricorda "le batoste subite" da chi avrebbe dovuto sostenerlo nella lotta a Cosa nostra.
Favignana ha concesso, con una seduta straordinaria del Consiglio comunale, la cittadinanza onoraria all’ex prefetto di Trapani Fulvio Sodano, il prefetto che impedì alla mafia trapanese di dare l’assalto ai beni confiscati, una storia dell’Italia che vuole resistere però mai bene ricordata. E’ la storia di un prefetto che si è ritrovato improvvisamente trasferito nell’estate del 2003 da Trapani ad Agrigento mentre sbloccava la assegnazione di una serie di beni confiscati. Il suo ultimo atto fu salvaguardare la Calcestruzzi Ericina, che Cosa nostra, con la complicità di pubblici funzionari, stava cercando di far fallire per poi riacquistare.

Il prefetto Sodano oggi è in pensione, è gravemente ammalato, ha perduto la possibilità di muoversi e di parlare, scrive usando un particolare computer che utilizza muovendo gli occhi sulle lettere, una gran fatica alla quale continua a non tirarsi indietro. Ricorda che in quella sua “battaglia”, non si trovò vicino proprio lo Stato: “Provate a immaginare a dover vivere in un paese in cui si è privati della libertà e dei diritti legittimi, io non ci sono riuscito…”. Il bravo Vauro in una vignetta ha immortalato la sua storia, “un servitore dello Stato che lo Stato ha saputo far piangere”. “Ho analizzato le batoste subite, l’isolamento nei momenti critici da parte di chi per logica di potere non mi ha supportato e fu allora che compresi che lo Stato non sempre stava dalla parte dello Stato” (leggi il testo integrale della lettera di Sodano).

La mafia che non spara più, che è sommersa, quella che è nelle mani del latitante Matteo Messina Denaro, si nasconde in questa parte di Sicilia e si coglie anche nella vicenda del prefetto Sodano. Per avere ostacolato i progetti di riconquista di un bene confiscato, la mafia lo odiava e auspicava il suo trasferimento. Il governo Berlusconi e il ministro dell’Interno Pisanu fecero il resto. Non si sa se la voce dei mafiosi arrivò al Viminale, ma Fulvio Sodano nel luglio del 2003 fu improvvisamente trasferito ad Agrigento. Nel 2005 un gruppo di consiglieri comunali di Trapani propose per lui la cittadinanza onoraria. Il sindaco di allora, Girolamo Fazio, rifiutò. Il sindaco di oggi, Vito Damiano, generale dei carabinieri, ha lamentato l’assenza di un regolamento, ma ieri ha proposto la cittadinanza al patron del Trapani Calcio promosso in serie B.

Fazio e Damiano, loro comune denominatore politico il senatore D’Alì che in quel 2002, da sottosegretario all’Interno, avrebbe malamente affrontato Sodano dandogli del “favoreggiatore dei beni confiscati”. Tutto questo è anche diventato prova di accusa contro lo stesso D’Alì, sotto processo a Palermo per concorso esterno in associazione mafiosa. Sodano oggi però dinanzi al riconoscimento ricevuto si è detto felice: “La strada per proclamare il lutto della mafia  è già aperta”. Manca un tassello: “Il ravvedimento dei potenti”.

Tratto da: ilfattoquotidiano.it

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos