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La punta dell'iceberg

E a seguito dell'operazione Hiram non tutti gli indagati sembrano disposti a tacere. Già il giorno successivo al blitz indiscrezioni avrebbero infatti evidenziato l'inizio di una collaborazione con gli inquirenti del ginecologo Giovanni De Gregorio, mentre poco meno di un mese più tardi a rilasciare importanti dichiarazioni sarebbe stato l'agente di Polizia Francesca Surdo. “In merito agli interventi illeciti che riusciva a fare in Cassazione – ha dichiarato la donna, la cui posizione è stata stralciata e gli atti trasmessi alla Procura di Roma – il Grancini mi disse che il prezzario era diverso a seconda che si dovesse ottenere una semplice visualizzazione dello stato del procedimento ovvero si sarebbe dovuto ottenere una dilazione nella trattazione del ricorso”. In riferimento alla posizione processuale del pregiudicato di Mazara del Vallo Giuseppe Burzotta, per il quale la poliziotta avrebbe dovuto eseguire accertamenti per conto del Grancini, “preciso che lo stesso Grancini mi motivò la sua richiesta poiché il Burzotta era interessato assieme all’Accomando per la realizzazione di un impianto di riciclaggio patrocinato, a suo dire, dal Vaticano”.

Il riferimento alla Santa Sede ricorre anche in un’altra dichiarazione rilasciata dalla Surdo a proposito della ricostruzione del primo incontro avvenuto con Grancini a bordo di un aereo nella tratta Roma-Palermo nel maggio 2006: “Eravamo seduti accanto e iniziammo a chiacchierare. Lui si presentò, dandomi un biglietto da visita, come un funzionario del Vaticano in visita a Mazara per ragioni ispettive della curia vescovile”.

Anche il gesuita Ferruccio Romanin, interrogato dai magistrati, non avrebbe smentito di aver messo a disposizione di Rodolfo Grancini la sua sacrestia per gli incontri con i suoi amici che chiamava onorevoli, pur specificando di non averne mai preso parte. <<In alcune occasioni – ha sottolineato - Grancini mi disse che si era discusso della fondazione dell’università internazionale. Questi incontri riservati durarono sino a quando il mio superiore, Francesco Deluccia, a conoscenza del fatto che avvenivano questi incontri in sacrestia, mi disse ad un certo punto che Grancini non era persona affidabile in quanto disonesto e quindi le sue riunioni in sacrestia dovevano cessare>>.

Per quanto concerne le lettere a favore degli indagati, padre Romanin, come riportato nel verbale di interrogatorio, ha specificato che “Grancini ha fatto leva sul mio senso di umanità Egli non mi ha detto che avrebbe utilizzato queste lettere per depositarle davanti all’autorità giudiziaria: mi disse che si trattava di aiutare una persona in gravi guai morali. Io gli dissi che ero disposto ad aiutare la persona, precisando sempre di non voler influenzare il procedimento giudiziario”.

E mentre le indagini proseguono a tutto campo viene perquisita ad Orvieto la sede del Circolo del buon governo di Marcello Dell’Utri presieduta dallo stesso Grancini e sequestrati computer e documenti che gli inquirenti definiscono “interessanti” ai fini dell’indagine.

Stando alle intercettazioni il Circolo, ufficialmente chiuso da un anno, continuava infatti ad essere in piena attività con 2.200 iscritti fra cui si contano ambasciatori, alti prelati e dirigenti ministeriali.

Forse anche loro sulla punta dell'iceberg, a cui hanno accennato i procuratori, che aprirà a nuovi interessanti filoni d'inchiesta.

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