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“Evidentemente il pluralismo sta solo da una parte. Per questo abbiamo scritto Rai: Radio Televisione Israeliana”. Sono queste le parole che hanno aperto la manifestazione davanti alla sede della televisione pubblica in via Castiglione 19 a Palermo per contestare con forza la presa di posizione della Rai in merito al genocidio che si sta consumando sulla pelle del popolo palestinese di Gaza.
Una guerra che, nonostante i proclami dell’Aia, sta continuando ad essere foraggiata dall’Europa e dal suo padrone d’oltre oceano.
Un padrone che, con la compiacenza delle forze politiche, ha imposto anche un ‘silenzio stampa’ non dichiarato e un sostegno incondizionato allo Stato di Israele. Basti pensare al comunicato letto da Mara Venier, conduttrice di “Domenica In”, scritto dall’Ad Roberto Sergio, con il quale porgeva le scuse della televisione di Stato a Israele per le parole pronunciate dai due cantanti in gara, Dargen D’Amico e Ghali, che hanno coraggiosamente deciso di sfruttare la seguitissima kermesse (quest’anno vista da 14,3 milioni di italiani) per lanciare messaggi di denuncia sulla tragedia in corso nella Striscia di Gaza.





Gli stessi dipendenti della Rai si sono dissociati da quel comunicato in quanto “omette le violenze del conflitto” e gli abusi che vengono inflitti sul popolo palestinese. Parole che rivendicano la dignità e l’indipendenza del giornalismo in un Occidente sempre meno liberale.
“La Rai è sempre stata serva del padrone di turno” ha dichiarato Adham Darawsha, ex assessore della cultura di Palermo, “ma non si è mai arrivato a questo punto. Perché c’è in ballo una cosa grossa. C’è in ballo il progetto colonialista più grande che l’Occidente abbia mai creato, che è Israele. Oggi non è il momento di parlare di risoluzioni dell’Onu, c’è da fermare un genocidio”.
Nel corso della manifestazione, durata oltre due ore, ci sono stati diversi interventi, alcuni dei quali molto appassionati: “Io sono terrorista?! Tu arrivi in casa mia, uccidi la mia famiglia, distruggi la mia casa, avveleni la mia acqua. E io sarei una terrorista?” ha gridato una donna; “la guerra la stanno facendo per uccidere le persone e per i profitti dei grandi padroni” ha dichiarato un altro manifestante ricordando come “la Leonardo ha fatturato miliardi di profitti” e che “qua a Palermo c’è il centro che sviluppa i sistemi di puntamento dei missili, quegli stessi missili che cadono su Gaza”.


palestina rai pa 3


Non sono mancate le critiche anche alla censura messa in atto nel nostro paese nelle scuole: “Io sono un’operatrice della scuola - ha detto una manifestante - e a scuola non si può parlare di Palestina. Mandano le circolari per i docenti.
Un professore di Torino solo perché spiegava come è nata l’oppressione del popolo palestinese ha ricevuto provvedimenti disciplinari pesanti. Questo cos’è se non il fascismo moderno che avanza?”.
In Italia, dunque, è sempre più difficile esprimere il proprio pensiero. È vietato parlare di guerra e chiamare le cose con il loro nome; il dibattito è stato sostituito da una cloaca di proclami politicamente corretti, o meglio, politicamente allineati.
In queste ore, dicono i manifestanti, si sta fingendo di non sapere che il governo fascista di Benjamin Netanyahu sta commettendo crimini contro l’umanità. Si sta negando che Israele, considerata unica democrazia in Medio Oriente, si sta vendicando dell’attacco terroristico di Hamas (che abbiamo più volte condannato anche noi) uccidendo i civili di cui moltissimi bambini. 
Alla fine della manifestazione si è ricordato l’appuntamento del prossimo 24 febbraio davanti alla sede della Leonardo.

Foto © ACFB

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