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di Giorgio Bongiovanni

Provate a immaginare se in Sicilia, in seguito ad un attacco terroristico mafioso, lo Stato italiano volesse invadere l’Isola per ammazzare tutti perché ci sono i mafiosi. Ecco, questa è la politica fascista di regime di Israele. Ammesso, che Hamas sia un’organizzazione terroristica (sicuramente infiltrata da servizi segreti come le brigate rosse in Italia), è un dato oggettivo che Israele vuole nuovamente occupare militarmente la Striscia di Gaza come ai tempi di Ariel Sharon il quale poi si ritirò e lasciò “libera” Gaza. A che cosa serve questo “palazzaccio” chiamato Onu che non sta facendo nulla per imporre un cessate il fuoco? L’unico ad aver parlato, oltre a Papa Francesco, è stato il ministro degli esteri russo Sergey Lavrov che ha chiesto uno “stop immediato del conflitto”. Affermare ciò non significa essere schierati con i terroristi, al contrario vuol dire essere a favore della popolazione civile che è l’unica vera vittima di questa efferata guerra. Serve una presa di posizione coraggiosa perché lo Stato di Israele annienterà Gaza. E va fermato!


 

Continua l’assedio di Gaza. Il libano si schiera con la Palestina, Usa e Uk con Israele

Sale il bilancio delle vittime dei bombardamenti nella Striscia: 1.799 morti e 6.388 feriti, mentre in Israele si registrano 1300 morti e 2800 feriti.

Di AMDuemila

“Residenti, evacuate la città: in pericolo le vostre vite”. È il messaggio contenuto all’interno delle migliaia di volantini lanciati dall’aviazione israeliana sulla città di Gaza. Non è la prima volta che Israele perpetra un’azione di terrorismo psicologico come questa. Già nel 2014 e prima ancora nel 2009, durante l’operazione “Piombo Fuso”, l’esercito israeliano ha messo in atto questo metodo per spingere le persone a evacuare le proprie abitazioni, migrare in “zone sicure” (inesistenti all’interno della Striscia di Gaza) così da isolare i militanti di Hamas e poterli neutralizzare senza colpire civili.

Dopo l'attacco a sorpresa - denominato "Alluvione Al Aqsa" - lanciato sabato 7 ottobre dal movimento islamista palestinese Hamas, e la successiva operazione "Spade di ferro", lanciata da Israele in risposta, la Striscia di Gaza sta affrontando ora una nuova catastrofe umanitaria, rimanendo senza elettricità, acqua e risorse di ogni tipo.

Per tutta la notte e le prime ore dell'alba, le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno continuato a lanciare intensi bombardamenti sulla Striscia di Gaza, accordando a circa 1,1 milioni di civili che vivono a nord del Wadi Gaza 24 ore di tempo per spostarsi al sud. Inoltre, nella notte e nelle prime ore dell'alba sono state colpite zone densamente popolate, in particolare nel nord della Striscia. Secondo il ministero della Sanità il bilancio provvisorio dei bombardamenti delle Idf è salito a 1.799 morti e 6.388 feriti, mentre in Israele si registrano 1300 morti e 2800 feriti. Il ministero dei Trasporti ha riferito che i bombardamenti israeliani hanno causato la distruzione di 752 edifici, di cui 2.835 unità abitative, e danni maggiori a 1.800 abitazioni, rese dunque inagibili. E secondo l'Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha), sono state colpite anche almeno 90 scuole, di cui 20 gestite dall'Unrwa e 70 dall'Autorità nazionale palestinese (Anp), oltre a undici moschee e sette chiese. Immagini atroci spesso censurate e non diffuse dal mainstream occidentale ma che sono state documentate grazie a giornalisti e fotografi coraggiosi rimasti sul campo per testimoniare le atrocità dell’assedio di Gaza come Moataz Azaiza, che lavora come Content Producer per l’Unrwa USA. Anche lui colpito drasticamente, come tanti abitanti di Gaza, avendo perso 15 membri della sua famiglia in un recente bombardamento.

Questa mattina Hamas ha rivendicato nuovamente di avere ancora nelle sue mani 130 ostaggi (secondo alcune stime, il loro numero potrebbe tuttavia superare i 200), di cui 97 sono stati finora identificati dalle autorità israeliane. Alcuni di questi - si ipotizza una dozzina - potrebbero essere stati uccisi in risposta ai bombardamenti israeliani sulla Striscia come annunciato dal capo della brigata al-Qassam. Continua, intanto, il lancio di razzi da parte di Hamas su Ashdod, Ashkelon e sul sud di Israele, mentre le sirene di allerta hanno risuonato anche nel nord del Paese e nella regione del Negev.

Le Nazioni Unite riferiscono di almeno 423.378 sfollati nella Striscia di Gaza, di cui 270.000 sono ad ora accolti nelle scuole gestite dall'Agenzia Onu per il soccorso e l'occupazione dei rifugiati palestinesi (Unrwa), mentre gli altri hanno trovato rifugio presso familiari e amici o nei luoghi di culto, come chiese e moschee. Il portavoce delle Nazioni Unite, Ste'phane Dujarric, ha riferito in un comunicato stampa che le Idf hanno informato l'organizzazione del termine di 24 ore per l'evacuazione dei civili dal nord della Striscia di Gaza, sottolineando che una simile operazione non potrà avvenire senza conseguenze umanitarie devastanti. Per questo, ha aggiunto, "l'Onu esorta ad annullare qualsiasi decisione di questo tipo per evitare di trasformare ciò che è già una tragedia in una situazione catastrofica". L'ultimatum, peraltro, riguarda anche il personale Onu, incluso quello che lavora nelle scuole e negli istituti sanitari. Da parte sua, il movimento islamico palestinese Hamas ha esortato la popolazione a non dare ascolto all'ultimatum delle Idf, definito "falsa propaganda". Non si è fatta attendere la critica di Israele alla risposta di Dujarric. Anche il rappresentante Ue per la Politica Estera Josep Borrell ha condannato il countdown imposto da Israele. “È assolutamente irrealistico che un milione di persone possa spostarsi in 24 ore. Il segretario generale dell'Onu lo ha detto: è bene avvertire, ma l'avviso deve essere realistico per evitare conseguenze umanitarie devastanti”, ha detto nel corso della conferenza stampa a Pechino con il ministro degli Esteri cinese Wang Yi. "L'Ue è stata molto chiara nella condanna degli attacchi di Hamas. Israele ha diritto di difendersi ma in linea con il diritto internazionale. L'Ue ha già detto di essere contro qualsiasi attacco ai civili", ha ricordato.

Le parole di Blinken e di Hezbollah: si inasprisce il conflitto
Ieri il segretario di Stato americano Antony Blinken è arrivato a Tel Aviv per incontrare il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e lanciare un appello alla comunità internazionale: “Ribadiamo il monito chiarissimo di Biden a tutti: Stati e non Stati pensate a cosa fare in questa situazione, non agite contro Israele". "Abbiamo dispiegato portaerei nell'est del Mediterraneo e daremo altro supporto. Garantiremo a uomini, donne e bambini presi in ostaggio che possano essere liberati”, ha aggiunto il segretario Usa durante la conferenza stampa congiunta a Gerusalemme con il premier israeliano.

Il clima di tensione è in costante crescita. Nel giorno in cui tutti gli occhi sono puntati su Gaza e sull'ordine di evacuazione lanciato da Israele per la popolazione civile di Gaza City, infatti, si anima il secondo e temuto possibile fronte del conflitto tra Hamas e lo stato ebraico, quello con Hezbollah. Oggi il movimento islamista con base in Libano ha fatto sentire la sua voce e attraverso le parole del vicesegretario Sheikh Naim Qassem ha annunciato che il gruppo è "pronto" e "contribuirà" ai combattimenti contro Israele quando lo deciderà. Hezbollah sta monitorando da vicino le azioni di Israele passo dopo passo e conosce il proprio ruolo, le proprie responsabilità e quando arriverà il momento giusto e deciderà, agirà: "Hezbollah è completamente preparato per qualsiasi scenario", ha detto il numero due.

Parole che arrivano dopo l'incontro del leader di Hezbollah, Hassan Nasrallah, con il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amir-Abdollahian a Beirut. Il capo della diplomazia di Teheran, Paese alleato del movimento sciita, ha minacciato che se gli attacchi israeliani alla Striscia di Gaza non si fermeranno immediatamente, la violenza potrebbe estendersi ad altre parti del Medio Oriente. Il ministro iraniano ha detto: "La cosa divertente è che nel momento in cui l'America chiede alle parti l'autocontrollo, sta permettendo ai criminali della falsa entità sionista di uccidere donne, bambini e civili a Gaza". Secondo quanto riporta Ap, Amirabdollahian ha aggiunto che "se questi crimini di guerra commessi dall'entità sionista non si fermeranno immediatamente, allora possiamo immaginare qualsiasi possibilità". Amirabdollahian ha discusso con il leader del gruppo Hezbollah della instabile situazione in Medio Oriente e "dell'aggressione israeliana a Gaza e dei brutali crimini commessi contro il suo popolo".

Stati Uniti e Gran Bretagna si preparano alla guerra su larga scala
Dopo Blinken, oggi è stata la volta del segretario alla Difesa degli Stati Uniti Lloyd Austin atterrato questa mattina a Tel Aviv con un C-17 della U.S. Air Force. ''Hamas ha sferrato il suo attacco in momenti di cambiamenti globali. Ma gli Stati Uniti sono il Paese più potente al mondo. Noi restiamo perfettamente in grado di proiettare il nostro potere e di far fronte ai nostri impegni anche in scenari diversi. Di conseguenza staremo al fianco di Israele così come siamo al fianco dell'Ucraina’’, ha detto il segretario Austin in un intervento pronunciato al termine di un incontro con il ministro della difesa israeliano Yoav Gallant e con il capo di stato maggiore, gen. Herzi Halevi. Verosimilmente, dunque, oltre al team diplomatico Austin ha portato con sé anche mezzi, equipaggiamento e soldati americani pronti a intervenire in operazioni congiunte con i militari israeliani così da poter esaudire le parole pronunciate durante l’incontro diplomatico.

Oltre al velivolo della U.S. Air Force, nei giorni scorsi gli Stati Uniti hanno schierato in Israele anche un gruppo d'attacco di portaerei della Marina americana. La Uss Gerald R. Ford, una portaerei a propulsione nucleare, accompagnata da cacciatorpedinieri, lanciamissili e incrociatori lanciamissili, si è avvicinata alle coste israeliane. Gli Stati Uniti stanno inoltre adottando misure per rafforzare la presenza di aerei da combattimento nella regione, compresi gli squadroni F-35, F-15, F-16 e A-10. Ad allinearsi sul fronte si è schierata anche l’Inghilterra che oggi ha annunciato l’invio di due navi militari appoggio della Royal Navy, di alcuni elicotteri, di aerei spia della Raf e di un reparto di Royal Marines nel Mediterraneo orientale in segno di concreto "sostegno incrollabile" che il Regno Unito intende assicurare a Israele di fronte "allo spaventoso attacco terroristico di Hamas”, come ha sottolineato il premier britannico Rishi Sunak all'omologo Benyamin Netanyahu nel corso di una telefonata avvenuta nella tarda serata di ieri.

La comunità internazionale e i moti popolari
A quasi una settimana dall’inizio dell’operazione di Hamas, gli esponenti massimi dell’Ue, con i rispettivi delegati, si sono recati oggi a Tel Aviv per esprimere all’unisono il supporto allo stato ebraico e la condanna al terrorismo. La presidente della Commissione Ue Ursula Von der Leyen e la presidente del Pe Roberta Metsola sono atterrate in Israele. "Siamo qui per esprimere la nostra solidarietà al popolo israeliano in seguito al terribile attacco terroristico di Hamas", scrive Von der Leyen su X. "Il terrore non prevarrà. Il modo in cui rispondiamo è importante. Possiamo - dobbiamo - fermare Hamas. E fare il possibile per mitigare le conseguenze umanitarie", ha aggiunto Metsola. Nel frattempo, è intervenuto anche il presidente turco Recep Tayyip Erdogan il quale ha dichiarato che Israele deve consentire l'ingresso degli aiuti umanitari nella Striscia di Gaza attraverso il valico egiziano di Rafah, dopo che un primo aereo che trasportava aiuti turchi è arrivato in Egitto. La Turchia ha inoltre definito "inaccettabile" l'ordine dell'esercito israeliano di evacuare il nord della Striscia di Gaza. In un discorso a Istanbul, Erdogan ha detto che la Turchia continuerà a inviare aiuti a Gaza in collaborazione con l'Egitto e che le autorità turche stavano proseguendo i contatti per liberare gli ostaggi e trovare una soluzione alla crisi. Il ministero degli Esteri turco ha dichiarato che l'invito di Israele ai residenti di Gaza di spostarsi a sud entro 24 ore, prima della prevista offensiva di terra, è "completamente inaccettabile", disumano e costituisce una violazione del diritto internazionale. "Costringere i due milioni e mezzo di abitanti di Gaza - che sono stati sottoposti a bombardamenti indiscriminati per giorni e che sono stati privati di elettricità, acqua e cibo - a migrare in un'area estremamente limitata è una chiara violazione del diritto internazionale e non ha alcun posto nell'umanità", ha detto il ministero degli Esteri turco. "Ci aspettiamo che Israele revochi immediatamente questo grave errore e interrompa con urgenza i suoi spietati... atti contro i civili a Gaza", ha affermato in una dichiarazione riportata da Reuters. Anche il presidente russo Vladimir Putin si è espresso dopo giorni di silenzio stampa sulla vicenda. “Israele ha il diritto di difendersi e a garanzie sulla sua esistenza pacifica”, ha detto anche se ha sottolineato la necessità di creare una Palestina indipendente. "L'obiettivo dei negoziati deve essere l'attuazione della formula dei due Stati delle Nazioni Unite che implica la creazione di uno Stato palestinese con Gerusalemme est come capitale che coesiste in pace e sicurezza con Israele che ha subito un attacco di incredibile brutalità", ha aggiunto il numero uno del Cremlino. “È cruciale lavorare per risolvere queste questioni con modalità pacifiche", ha sottolineato.

Nel frattempo, nel mondo ci sono innumerevoli manifestazioni e proteste in favore della causa e del popolo palestinese. Italia, Inghilterra, Stati Uniti, ma anche Giordania, Egitto, Yemen, Tunisia, Siria, Libano, Iran, Pakistan, Afghanistan, Iraq, oltre che Palestina, e in tanti altri paesi milioni di persone stanno manifestando in strada. Centinaia i libanesi e i giordani che si sono spinti alle porte di Israele per oltrepassare il confine e appoggiare i palestinesi.
Il pericolo di un nuovo conflitto arabo-israeliano è alle porte. E il rischio che questo assuma le caratteristiche di una guerra mondiale non è più un’idea remota.

Foto © Ansa

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