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Ieri la città di Palermo ha visto migliaia di persone manifestare in piazza la propria solidarietà al popolo palestinese che da oltre dieci giorni è bombardato indiscriminatamente da Israele (si registrano oltre 4000 vittime e 13mila feriti). Oggi più che mai i giovani sono coscienti che il “pugno di ferro” fascista di Israele contro i civili palestinesi non giustifica il contrasto al terrorismo. Così come sono coscienti che quello di Hamas non è un atto di difesa, bensì un attacco terroristico. Ma Hamas non è la Palestina. E per questo Israele non può continuare a perpetrare una punizione collettiva. Israele deve accettare che la Palestina sia uno Stato libero, con una sua autonomia e indipendenza. Altrimenti verrà denunciato e condannato per crimini contro l’umanità davanti alla Corte penale internazionale dell’Aja. Com’è giusto che sia.


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“Gaza chiama, Palermo risponde: Palestina libera!”

Migliaia di persone al corteo per chiedere il “cessate il fuoco” nella Striscia e il riconoscimento dello Stato di Palestina

di AMDuemila

Gaza chiama, Palermo risponde: Palestina libera!”. È la sintesi della grande mobilitazione che ieri sera ha invaso le strade di Palermo, partendo da Piazza Indipendenza (davanti alla sede della Regione Sicilia) e conclusa in Piazza Pretoria (davanti alla sede del Comune di Palermo). Un appello lanciato dall’Ass. “Voci nel Silenzio”, in rappresentanza della comunità palestinese della città, che ha visto la partecipazione di quasi 2000 persone. Molte di queste 2°, 3° e 4° generazioni arabe e afrodiscendenti. Centinaia le bandiere della Palestina assieme alla Tunisia, Marocco, Algeria, Libia, Egitto, Pakistan e tante altre. Non da meno i cartelloni e gli striscioni. “Stop al genocidio del popolo palestinese. Palestina libera!” si leggeva nello striscione di testa stretto da tanti giovani palermitani. Davanti a loro una bandiera palestinese lunga 20 metri che al grido di “Free Free Palestine” veniva agitata come onde di un mare in burrasca. E ieri è stata proprio marea. “Grazie a tutti per essere presenti qui, comunitari ed extracomunitari. Giunti al corteo per esprimere solidarietà e sostegno alla lotta del popolo palestinese per la propria liberazione dall’occupazione israeliana - ha detto Zaher Darwish, palestinese presidente di “Voci nel Silenzio” -. Il sentimento che voi tutti state esprimendo qui purtroppo nei palazzi del potere non c’è. Anzi, è stato espresso il contrario. Hanno espresso miopia rispetto al sentimento diffuso e alla storia della Sicilia, da sempre vicina al popolo palestinese”.


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Sonia Bongiovanni, presidentessa del Movimento Our Voice


Le parole di Darwish si rivolgevano alle istituzioni comunali e regionali le quali dopo l’operazione di Hamas, nonostante la controffensiva violenta e - oggi più che mai - vendicativa di Israele, hanno esposto solo la bandiera israeliana alimentando il sentimento unilaterale del: “We stand with Israel”. Ignorando, per l’appunto, l’assedio, le privazioni dei diritti umani e i bombardamenti perpetrati dal governo di Benjamin Netanyahu ai danni della popolazione palestinese della Striscia di Gaza mettendo in atto una vera e propria punizione collettiva costata la vita a oltre 3500 palestinesi, di cui 1000 bambini.
Schifani e Lagalla hanno proiettato e issato la bandiera israeliana non curandosi delle sofferenze del popolo palestinese, martoriato da oltre 70 anni - ha aggiunto Darwish -. Nessun luogo è sicuro nella Striscia di Gaza. I suoi abitanti rischiano la vita ovunque. Anche coloro che hanno dovuto evacuare le loro case dal nord per recarsi al sud della Striscia (oltre 1 milione di persone, ndr). Anche coloro che si sono rifugiati negli ospedali pensando che fossero luoghi sicuri, anche questi hanno subito i bombardamenti dello stato criminale e terrorista di Israele”.


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Da oltre 75 anni la popolazione palestinese vive sotto dominio coloniale - ha detto una manifestante -. Nel 1948 centinaia di migliaia di palestinesi sono state espulse dalle loro case. Un evento ricordato come ‘Nakba’, che in arabo significa catastrofe. La stessa cosa si è ripetuta nel 1967 e sta continuando anche in questi giorni. si tratta di un processo mai arrestato. La pulizia etnica non si è mai arrestata, così come la creazione di colonie. Ecco perché oggi ancora una volta è importante stare al fianco della popolazione di Gaza e di tutta la Palestina”. Durante il corteo è stato dato spazio anche all’arte e alla poesia.
Quando indossate una kuffieh, non indossate semplicemente una sciarpa per andare alla manifestazione. Quando indossate una kuffieh, indossate le foglie d’ulivo, l’albero simbolo della resilienza palestinese. Quando indossate una kuffieh, indossate la rete dei pescatori palestinesi di Akka, Haifa, Ramle, Yafa e Gaza, e portate con voi il loro legame con il Mar Mediterraneo”, recita una poesia scritta da una giovane palestinese interpretata ieri dall’attrice Sonia Bongiovanni, durante la manifestazione in solidarietà del popolo palestinese. Assieme a lei altre due performer hanno indossato la kuffieh come simbolo di rivendicazione culturale dell’identità palestinese.


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Quando indossate una kuffieh, indossate le antiche rotte commerciali della Via della Seta che passavano dalla Palestina e collegavano il Medio ed Estremo Oriente con l’Europa. La kuffieh è un simbolo di resistenza, anche culturale, della lotta contro il colonialismo e di ribellione contro gli occupanti che violentano la terra, che parla di storie di pescatori e di mani palestinesi che raccolgono le olive per farne l’olio, quello più prezioso su questa terra, e di giovani palestinesi che lanciano il loro grido di libertà e difesa della propria terra con un sasso contro un carro armato israeliano. Indossare una kuffieh significa indossare la Palestina. Siate consapevoli, siate resilienti”.
La mobilitazione di ieri ha voluto ribadire con forza, tra le altre cose, alcuni assunti fondamentali tra cui il "cessate il fuoco" immediato sulla Striscia di Gaza e l'apertura di corridoi umanitari per permettere il flusso di persone, in particolare gli sfollati, e di beni di prima necessità; il riconoscimento dello Stato di Palestina, e l’imprescindibile diritto al ritorno dei milioni di profughi palestinesi sparsi nel mondo; e il ritiro immediato di Israele dai territori occupati in virtù del diritto internazionale e delle innumerevoli risoluzioni Onu. Così come ha voluto fare pressione sull’amministrazione comunale affinché venisse issata una bandiera palestinese. E così è stato.

Foto © Deb Photo

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