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aemilia fo effdi Sara Donatelli
L'Emilia Romagna è terra di mafia. Lo dimostra il processo, le deposizioni dei Carabinieri e ciò che sta avvenendo a Brescello e nella procura reggiana.

IL TRASFERIMENTO DI CARUSO
Sono state settimane molto intense per la procura di Reggio Emilia, e non solo. La commissione incarichi direttivi del Consiglio Superiore della Magistratura ha infatti proposto all’unanimità Francesco Caruso, attuale presidente del Tribunale reggiano, alla guida del Tribunale di Bologna (posto vacante in seguito al pensionamento di Francesco Scutellari). Cosa accade adesso? Innanzitutto, come detto, finora si è espressa a favore del trasferimento solo la quinta commissione, e lo ha fatto all'unanimità. Adesso bisogna attendere non solo il plenum del Csm che dovrà ratificare l’assegnazione, ma anche il parere del Ministro della Giustizia. Si tratta senza dubbio di una promozione, considerando il fatto che quello di Bologna sia un tribunale distrettuale. Ma una promozione che arriva in un momento delicatissimo, soprattutto per il futuro del maxi processo Aemilia, il cui collegio giudicante è presieduto proprio da Caruso (con a latere i giudici Cristina Beretti e Andrea Rat). Si fa sempre più concreto dunque il rischio che il procedimento penale possa ripartire da zero. “Sono disponibile a portare a termine i due incarichi proseguendo il processo Aemilia a Reggio anche dopo l’insediamento a Bologna”, dice tuttavia Caruso. Per poter procedere verso tale direzione (quella del doppio incarico di Caruso) serve il consenso delle parti. Se però gli avvocati difensori dovessero richiedere il cambio, la decisione spetterà alla Corte d’Appello. Se infine, tale richiesta non dovesse essere accettata, il dibattimento del processo dovrà ripartire da zero. Un processo, ricordiamolo, per cui Caruso ha impegnato innumerevoli forze e risorse, esponendosi in prima persona affinché potesse essere celebrato proprio nella città di Reggio Emilia, e non a Firenze (rischio che nei primi mesi dell’anno si fece realmente concreto). Molto tranquillo appare invece l’avvocato Noris Bucchi, presidente della Camera penale di Reggio, organo che rappresenta gli avvocati penalisti della provincia di Reggio Emilia: “Meglio cambiare subito visto che siamo all’inizio di un lungo processo, invece che attendere. Se fossimo in una fase intermedia dell’istruttoria dibattimentale ci sarebbe il rischio di ricominciare tutto da capo, con notevole perdita di tempo e di energie. Essendo ancora in fase embrionale e avendo sentito per ora pochissimi testimoni, possiamo dire che il ritardo sarà certamente minore. Se si riparte verranno sentiti nuovamente i testimoni già ascoltati e torneremo indietro di poche settimane. Nessun dramma se cambiamo in questa fase”. Di parere opposto, invece, alcuni esponenti del Movimento 5 Stelle (Maria Edera Spadoni, Luigi Gaetti, Giulia Sarti, Michele Dell’Orco e Vittorio Ferraresi) che hanno firmato un appello affinché Caruso possa mantenere il suo ruolo di presidente del collegio giudicante del processo Aemilia. Il M5S ha infatti esortato il Presidente della Corte d'appello di Bologna a confermare il doppio incarico di Caruso. “Il processo Aemilia è un processo importantissimo e delicatissimo che sferra un duro colpo al cuore della ‘ndrangheta e al suo radicamento nel nord d’Italia. Dobbiamo assolutamente fare in modo che esso proceda nel solco già tracciato, senza dover subire grandi scossoni e rallentamenti nell’assetto della Corte e nei tempi di realizzazione.  Nella completa autonomia della magistratura, siamo fiduciosi che il nostro pubblico appello e la volontà espressa dallo stesso Caruso siano prese seriamente in considerazione".

UN ARSENALE DI ARMI SEQUESTRATO A STECCATO DI CUTRO
Un fucile d'assalto Kalashnikov, quattro fucili (tra cui una carabina da caccia grossa), sette pistole semiautomatiche calibro 9 mm nuove e con matricola abrasa, oltre 500 cartucce di vario calibro. E’ questo l’arsenale sequestrato dai carabinieri del Comando provinciale di Crotone a Steccato di Cutro, all'interno della canna fumaria dell’abitazione  di un insospettabile imbianchino incensurato, il 41enne Leonardo Procopio. Sull’uomo, arrestato per ricettazione, detenzione illegale di armi clandestine e da guerra si concentrano adesso le indagini degli inquirenti che però, durante la conferenza stampa, non hanno nascosto la propria preoccupazione: “La scoperta di queste armi è un segnale di allarme, anche se ogni ipotesi è possibile e noi stiamo lavorando per capire a cosa servivano e per conto di chi erano state nascoste", ha detto il comandante provinciale dei carabinieri di Crotone, il Colonnello Salvatore Gagliano. L’ipotesi investigativa fa infatti riferimento ad un eventuale scontro tra cosche in una zona caldissima come quella di Cutro, in cui domina il clan retto dal boss Nicolino Grande Aracri ma che negli ultimi anni è stato decimato a causa di maxi operazioni come Aemilia e Kyterion. Questi fatti avrebbero dunque generato un vero e proprio vuoto di potere, e i clan usciti perdenti dalla guerra contro la cosca Grande Aracri potrebbero approfittare di questa situazione per tornare a farsi avanti. Da non sottovalutare nemmeno il fatto che si tratta del secondo sequestro di armi nella stessa zona, nel giro di pochi mesi. Le armi sono adesso poste sotto analisi da parte dei  RIS di Messina che dovranno stabilirne la provenienza e l’eventuale utilizzo pregresso.

ELEZIONI A CUTRO: TRASFERTA A REGGIO EMILIA
La storia si ripete, e quel legame strettissimo tra Cutro e Reggio Emilia diventa ancora più evidente proprio in periodo di elezioni. Uno scenario conosciuto: nel 2009, infatti, molti candidati reggiani si recarono a Cutro. Adesso si cambia direzione: pochi giorni prima le elezioni amministrative a Cutro, è stato il candidato sindaco, Antonio Lorenzano a recarsi a Reggio Emilia per confrontarsi con la comunità cutrese presente nel reggiano. Lorenzano, non dimentichiamolo, è un ex assessore della giunta Migale, commissariata nel marzo 2015 dopo le dimissioni di nove consiglieri. Insieme a lui, Reggio Emilia ha ospitato anche Pietro Migale, figlio dell’ex sindaco Salvatore e a sua volta candidato nella lista, Bruno Galdy e Giuseppe Muto, figlio dell’ex consigliere provinciale e imprenditore Ferdinando. Edilizia, turismo, economia: sono questi i punti toccati durante l’incontro. Ma di mafia guai a parlarne. Lorenzano, anzi, ha detto: “Non si può strumentalizzare una comunità perché c’è una percentuale minima che ha fatto altre scelte di vita, che noi condanniamo – aggiunge – noi siamo in trincea con questi ragazzi. Non è possibile che una intera comunità storicamente laboriosa, che ha dato lustro non solo a Cutro, ma anche alla crescita di Reggio Emilia, venga discriminata in questo modo. Il malaffare esiste a Cutro come a Reggio o a Milano e in tutte le parti del mondo”. Tra baciamano ed abbracci vari, i candidati hanno poi fatto ritorno a Cutro.

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