Quel poco di giornalismo d’inchiesta che c’è in Italia, si assottiglia ancora di più.
Con Andrea Purgatori se ne va non solo un fuoriclasse, del giornalismo scritto e televisivo, se ne va, almeno per noi, un caro amico che non aveva paura degli argomenti scabrosi che inzuppano, e inzozzano, la cronaca quotidiana di questo nostro disgraziato paese, né delle minacce, degli avvertimenti, dei veleni, che facevano inevitabilmente da pendant a trasmissioni come le sue.
“Chi ha paura delle stragi? Noi no”.
Era stato questo il suo lancio di una recentissima e memorabile puntata di Atlantide, La7, dedicata alle stragi del 1993, a Firenze, Roma e Milano, in cui, come era suo solito, aveva detto pane al pane e vino al vino.
Non aveva paura, Andrea Purgatori. Diciamolo. E ripetiamolo.
Si avventurava nella giungla della cronaca, come era suo solito.
Invitando gli ospiti che avevano cose da dire, e che venivano invitati per ragionare a voce alta, e non per fare audience facile facile.
Con il piglio dell’inviato vecchia scuola, abituato a indagare nei fatti di casa propria con il medesimo occhio impietoso e la medesima libertà di giudizio che le grandi firme, anche italiane, esercitano quando sono all’estero, lontane da casa ma sapendo che poi si torna a casa.
Saverio Lodato e Andrea Purgatori
Andrea Purgatori era cittadino del mondo, se non altro perché i rudimenti del mestiere li aveva appresi in anni assai lontani in America, alla Columbia University, quando il Corriere della Sera, il “suo” giornale in cui aveva iniziato giovanissimo, lo aveva allontanato dall’Italia, per le minacce ricevute da terroristi rossi e neri che mal digerivano le sue cronache negli anni di piombo.
Altri, in queste ore, ne stanno ricordando le grandi pagine di giornalismo, da Ustica al caso Moro, da Emanuela Orlandi, alla scomparsa di Enrico Mattei, alla banda della Magliana, al caso Pecorelli, dalla tragedia del fascismo, alla fine di Mussolini, allo sbarco alleato, non c’è grande evento che non rechi la sua sigla d’autore.
E potremmo dire, perché ricordarlo proprio in un giorno come questo non guasta, che sulla mafia e sulle stragi, sui delitti eccellenti, sulle complicità fra mafia, politica e istituzioni, fenomeno tutto italiano, italianissimo, non si tirò mai indietro.
Ho avuto una piccolissima campionatura di quanto fosse amato dalla gente comune, questa mattina, dalla valanga di commenti affranti, e basiti, che ho ricevuto.
Andrea, giornalista verticale, in tutti i sensi.
E in queste poche righe che scrivo, scelgo deliberatamente di non raccontare aneddoti comuni. Non ce n’è alcun bisogno.
Riguardatevi le sue trasmissioni, le sue puntate di Atlantide, se volete davvero sapere chi era Andrea Purgatori.
Come lavorava.
Qual era il giornalismo che era solito maneggiare.
Cosa lascia agli italiani.
(Prima pubblicazione: 19-07-2023)
Foto © Paolo Bassani
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La rubrica di Saverio Lodato
Andrea Purgatori, il giornalista che sapeva guardare lontano
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