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ingroia-togaLe amare dimissioni di Antonio Ingroia
di Giorgio Bongiovanni - 14 giugno 2013
Oggi Antonio Ingroia annuncerà le proprie dimissioni dalla magistratura.
Il “Sinedrio” del Csm, alcova di sepolcri imbiancati al servizio del potere, è riuscito nel suo intento.
A far maturare la scelta, dopo oltre vent'anni di lotta alla mafia, l'apertura di un nuovo procedimento disciplinare su segnalazione del procuratore di Aosta, con l'accusa di aver “continuato a fare politica anche dopo il suo rientro in magistratura”. E a promuovere l'iniziativa nei suoi confronti è il Pg della Cassazione Gianfranco Ciani, già noto alle cronache per essere finito agli atti della trattativa Stato-mafia nell'ambito delle conversazioni tra l'ex ministro Mancino ed il Quirinale.
Dopo questa ennesima “azione punitiva” chi può biasimare Antonio Ingroia nella sua scelta?
Una scelta sofferta, difficile, sicuramente drammatica.

Un atto che lascia un'amara sensazione di sconfitta con la mafia ed il potere che ottengono la vittoria di una battaglia ma non della guerra.
Ingroia si dimette ma il fronte della sua lotta si sposta sul piano della politica.
Come giornalisti e cronisti giudiziari c'è sicuramente il rammarico per non poter più partecipare ai processi, ai dibattimenti e ascoltarlo con la toga addosso ma continueremo a seguirlo in un altro modo.
Come società civile come non possiamo sostenerlo od appoggiarlo in quelle che saranno le sue future lotte? Lo faremo, a cominciare da quella in difesa della Costituzione italiana.
Sul fronte della lotta alla mafia conforta che a Palermo e Caltanissetta, come in altre Procure in trincea, ci sono altri colleghi valorosi pronti a portare avanti quelle inchieste delicate, come quella sulla trattativa Stato-mafia, che tanto danno fastidio al Potere.
Oggi, “grazie a Dio”, per fermare gli uomini giusti non ci sono più le bombe. Come armi si preferiscono carta e penna, gettando veleni di Stato a colpi di burocrazia.
Ma la notizia delle dimissioni di Antonio Ingroia, allievo di Falcone e Borsellino, metaforicamente e simbolicamente è pari ad un attentato stragista nei confronti di uno di quegli uomini che si era avvicinato alla verità sui fatti, e sui mandanti occulti di quegli eccidi in cui persero la vita i suoi maestri.

Caro Ingroia, andiamo avanti!

Noi ci siamo!

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