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Si tratta di Javiera Rojas Veas, grande attivista e tenace oppositrice ai progetti inquinanti

Lo scorso 28 novembre  è stato  ritrovato il cadavere di una donna, legato mani e piedi, in una casa abbandonata a Calama, zona ora sottoposta ad indagini per trovare i responsabili del fatto. Solo ieri è stata resa nota l'identità della povera donna, Javiera Rojas Veas (di 42 anni), ambientalista attiva in diverse battaglie nella zona e che osteggiava diversi progetti inquinanti, come quelli della centrale termoelettrica e della diga. La PDI (polizia investigativa del Cile) ha arrestato due uomini e sono in corso le indagini per individuare il movente dell'omicidio.
È noto che il luogo dove è stato ritrovato il cadavere anticamente era  luogo di vendita di droga, fatto demolire qualche tempo fa dalle autorità, anche se alcune costruzioni ancora persistono.
Il personale di polizia ha constatato il fatto che la donna era legata mani e piedi ed il procuratore di turno ha disposto che tutte le operazioni investigative vengano svolte dalla Polizia Investigativa.
Di fronte al fatto le deputate Marcel Sandoval e Catalina Pérez presenzieranno all'Istituto Nazionale dei Diritti Umani (INDH) e alla Procura affinchè il caso venga assegnato "ad un procuratore speciale al fine che non si indaghi solo per femminicidio ma anche per presunta persecuzione nei confronti di un’attivista ambientale", ha dichiarato Sandoval.
Da parte sua il deputato Daniel Núñez ha definito "oltraggiosa" la morte della Rojas. "Nel 2019 si era recata a Calama per prendersi cura di sua madre. Mi auguro che si indaghi sulle cause del suo assassinio. Esigo giustizia", ha commentato il legislatore sul suo account Twitter.
Intanto la senatrice ed ex candidata presidenziale di Nuevo Pacto Social, Yasna Provoste, ha dichiarato che la morte dell'attivista "deve essere investigata in profondità e con prontezza. Il suo caso non può rimanere impunito. Le mie condoglianze alla sua famiglia e ai compagni di battaglia in difesa dell'ambiente".
Javiera era conosciuta per le sue battaglie e partecipava attivamente nelle cause ambientali, lottando contro la centrale termoelettrica di Prime e la diga La Tranza, lotta che è anche quella di un popolo sperduto tra le montagne nel comune di Combaralà, nella valle e sulle rive del fiume Cogoti, che fluisce tra le pendici sperdute di questo vigoroso nord, che rigoglia di verde dove passano le sue acque, e che scorre nella dignità di contadini e contadine che hanno difeso le terre di El Durazno, località minacciata dagli interessi inclemente del latifondismo mercenario.
La Associazione Ecologica Valle di El Durazno, costituitasi per impedire la costruzione della diga, presieduta dalla Rojas, ha assicurato che la costruzione comporterebbe l'inondazione di metà della località.
"Vogliamo dimostrare che questa opera pubblica non è necessaria, che favorisce solo gli imprenditori e che la tesi che la diga sia un’opera per risolvere la siccità e gli effetti del cambiamento climatico in realtà è solo un inganno perché ciò a cui si mira è ampliare la superficie da dedicare alla monocoltura per l'esportazione agricola", aveva detto la attuale presidente dell'associazione Javiera Rojas all'Osservatorio Latinoamericano per i Conflitti Ambientali (OLCA) nel 2018.
Secondo i media indipendenti la Rojas aveva manifestato anche contro il progetto della centrale idroelettrica di Combarbalá finanziata dalla società Prime Energia, filiale del gestore di investimenti EnfraGen Capital con sede a New York. A sua volta società legata sia alla statunitense Glenfarne Group LLC sia alla azienda Svizzera Partners Group Holding AG.

Foto di copertina: lagacetaambiental.com

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