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La Corte d’Appello di Santiago del Cile ha aumentato in questi giorni le pene contro i militari in pensione per il sequestro e omicidio dell'emblematico cantautore Víctor Jara e dell’allora direttore carcerario Littré Quiroga, durante la dittatura di Augusto Pinochet (1973-1990). Una sentenza che, secondo gli avvocati di diritti umani, è in sintonia con quelle emesse in altri luoghi per crimini di lesa umanità.
In seconda istanza, la Corte aveva condannato Raúl Jofré González, Edwin Dimter Bianchi, Nelson Haase Mazzei, Ernesto Bethke Wulf, Juan Jara Quintana e Hernán Chacón Soto a pene di 15 anni ed un giorno per omicidio, e a 10 anni e un giorno per il reato di sequestro.

Ora, quelle condanne sono state inasprite a 25 anni e due giorni, mentre l'ex ufficiale Rolando Melo Silva dovrà scontare cinque anni ed un giorno per aver occultato i due omicidi ed altri tre anni ed un giorno per aver occultato i sequestri.
L'avvocato dell’accusa, Nelson Caucoto -ha riferito Radio Cooperativa-, ha dichiarato di sentirsi “pienamente” soddisfatto, perché le pene sono “in linea con i delitti commessi”, e inoltre, “sono in sintonia con le sentenze emesse in altre parti del mondo per crimini di lesa umanità”. 

“Questa sentenza è importante anche perché mette fine definitivamente all'impunità che ha coperto questi crimini per tanti anni. È una grande gioia per i famigliari di Victor e Litré, perché la loro lunga lotta comincia a dare i suoi frutti. Gioia condivisa dal popolo cileno che non ha dimenticato i suoi figli assassinati dalla dittatura”, ha sottolineato.
La sentenza specifica che l’aumento delle condanne risponde alla riqualificazione del reato "il reato di sequestro è aggravato dai maltrattamenti a cui furono sottoposti le vittime durante la loro detenzione nell’allora Stadio del Cile”. 

“Jara e Quiroga furono sequestrati "senza un ordine giudiziario da alcuna autorità competente. Furono trattenuti in precarie condizioni e sottoposti ad interrogatori illegali e maltrattamenti fisici permanenti, tra il 12 e il 15 settembre del 1973”.
"Nel caso di Víctor Jara Martínez è stato riportato che in quello stesso periodo il cantautore era visibilmente distrutto fisicamente e spiritualmente, aveva il volto gonfio con innumerabili ematomi, mani insanguinate e deformate, le dita evidentemente spezzate o fratturate, essendo che si piegavano con facilità", si legge nel documento. 

Il cantautore "fu interrogato illegalmente ed ininterrottamente sottoposto a torture che potevano durare tutta la notte, viene descritto dettagliatamente che aveva la mano sinistra lesa, così come l’occhio sinistro, a causa dei colpi ricevuti dopo l’interrogatorio, vessazioni arrivate a dei limiti inconcepibili, come consigliargli di 'cantare' qualche canzone ad un tenente dai tratti germanici, su volontà dei suoi sequestratori”.  
Il tribunale ha tenuto conto che nel corpo di Jara “sono stati trovati in totale 44 fori di entrata di proiettile e che Quiroga aveva almeno 22 lesioni compatibili con proiettile balistici, tra questi fori di entrata e  uscita”.

La nuova sentenza conferma le indennità per danno morale, per cui lo Stato del Cile dovrà risarcire 1.600.000 dollari ai familiari delle vittime.
Víctor Jara, di origine contadina, nato nel 1932, divenne uno dei principali referenti della "Nuova Canzone Cilena" negli anni ‘60 e inizio dei ‘70, che si ispirava alla cultura popolare metropolitana e contadina del popolo per stimolare l’attuazione di opere impegnate nei processi sociali.
Inoltre, la sua versatilità artistica lo portò a diventare docente  dell'Università Tecnica dello Stato, attuale Università di Santiago del Cile, nonché attore e direttore teatrale nella Scuola di Teatro dell'Università del Cile, insignito da numerosi premi ed era alla guida di raggruppamenti come Quilapayún. 

Durante il Governo di Salvador Allende alla guida di Unidad Popular (1970-1973), Jara assunse un impegno militante che rifletteva con speciale dedizione nella sua opera.
Dopo il colpo di Stato del 11 settembre, che rovesciò il governo di Salvador Allende, Jara fu arrestato nell'Università Tecnica dello Stato e poi ucciso, quello stesso mese, nello Stadio del Cile che oggi porta il suo nome.

Foto © Cristian Borquez/Flickr

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