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Soffiano sempre di più i venti di guerra in Etiopia, nella regione settentrionale del Tigray. L'aviazione ha continuato a bombardare postazioni militari del Fronte di liberazione del popolo del Tigrè (Tplf) e, a detta del primo ministro etiope Abiy Ahmed, le operazioni andranno avanti.
Nell'annunciare il successo dell'operazione militare, il primo ministro ha inoltre rivendicato la conquista di punti strategici, senza tuttavia far riferimento ad eventuali vittime.
Mentre le autorità hanno combinato la sospensione dei voli dalla compagnia di bandiera Ethiopian Airlines da Addis Abeba da e per quattro città della regione (Gondar, Makallè, Shire e Axum).
Almeno un'agenzia internazionale, la Reuters, ha riferito che due aerei da combattimenti sono stati avvistati sopra Makellè, ma solo per una dimostrazione di forza.
La scorsa notte, intorno alle 3.00, la stessa fonte ha riportato che bombardamenti sporadici si sono fatti sentire nei pressi di Aburafi, città al confine tra il Tigray e l'Amhara. Altre fonti internazionali, quali la Bbc, riportano la notizia di scontri in corso nelle zone di confine tra il Tigray e ad ovest lo Stato vicino di Amahara, presumibilmente tra militari di Addis Abeba e soldati dello Stato dissidente.
Gebremichael ha dichiarato che i suoi uomini hanno sequestrato quasi tutte le armi al comando regionale delle forze federali.
Abiy ha invece detto che nell'operazione in corso nel Tigray si registrano morti e danni alle strutture, accusando le forze rivali di aver cercato di rubare mezzi e altri beni ai militari federali.
Intanto, secondo quanto riferito da fonti diplomatiche e della sicurezza, i combattimenti si starebbero diffondendo - come temuto da molti - nella parte nord-occidentale del Paese, lungo il confine fra il Tigrè e la Regione degli amhara, che sostiene il governo federale, e vicino al confine con il Sudan e l'Eritrea.
Di fronte al rischio dello scatenarsi di una vera e propria civile che si è scatenata nel Paese non può essere sottovalutato il dato che storicamente il Tigray è un punto militare strategico per l'Etiopia, in quanto Stato confinante con l'Eritrea, Paese con il quale è stata combattuta una lunga guerra conclusa poi nel 2018 con la firma di un trattato di pace, valso il Nobel per la Pace al premier Abiy.
Del resto a Makellè, capitale del Tigray, si trova una delle basi militari più importanti dell'Etiopia.
Lo stesso Stato del Tigray ha a disposizione un imponente sistema di difesa militare: secondo un rapporto di International Crisis Group, il partito TPLF può contare su circa 250 mila uomini tra militari e paramilitari.
Inoltre, dalla nomina di Abiy a primo ministro nell'aprile 2018 dalla coalizione al governo, dopo le dimissioni del predecessore Hailemariam Desalegn, la collaborazione con i tigrini che in passato ricoprivano incarichi importanti ad Addis Abeba si è interrotta con la formazione del nuovo esecutivo.
Sentendosi emarginato, nel 2019 il Fronte di liberazione del popolo Tigray è uscito dalla coalizione al potere ad Addis Abeba.
Sulle conseguenze di questa nuova "guerra civile" è intervenuta la rete delle Ong italiane con un comunicato: "L'Etiopia, che riveste un ruolo fondamentale nel contribuire alla stabilita' di tutto l'East Africa accogliendo nei propri confini 800.000 rifugiati eritrei, sud-sudanesi e somali, rischia di precipitare in una sanguinosa guerra civile".
L'Associazione delle ong in Italia (Aoi), Link2007 e Cini hanno ricordato come "poco più di un anno fa il primo ministro etiope Ahmed Abiy veniva insignito del Nobel per la pace. L'altro ieri ha deciso di schierare l'esercito in Tigray contro le milizie del partito al potere nella regione, il Fronte di liberazione popolare del Tigray (Tplf), denunciando un loro assalto alla base nazionale di difesa della Regione". La rete delle Ong ha sottolineato come il Tigray "è una regione di circa cinque milioni di abitanti, al confine con l'Eritrea, che è sempre di etnia tigrina, ed è una zona calda da sempre in quanto teatro di battaglia tra Etiopia e Eritrea nella guerra ventennale tra i due Paesi". "Quello di mercoledì - hanno proseguito - è solo l'ultimo episodio di una escalation di tensione tra il governo centrale e quello del Tigray che da mesi sta rendendo difficile la pacifica convivenza e mettendo a rischio la popolazione. Da due giorni la regione è completamente isolata, sono interrotte tutte le comunicazioni, l'elettricità e la fornitura di acqua e, secondo alcune fonti, sarebbero già in corso alcune operazioni belliche". Ed infine hanno avanzato un appello alla comunità internazionale affinché "si attivi per una immediata risoluzione pacifica dei conflitti prima che esploda una vera e propria guerra civile. In particolare, riteniamo che l'Italia abbia un importante legame storico, culturale ed economico con l'Etiopia e pertanto auspichiamo che il governo italiano si attivi rapidamente per offrire la propria disponibilità per un'efficace mediazione fra le parti coinvolte che scongiuri ulteriori escalation militari".

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