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tre italiani scomparsi in messico c ansadi Piero Innocenti
Che sia estremamente pericoloso vivere in Messico lo sanno bene gran parte dei messicani e di tutte quelle persone che hanno voluto recarsi in questo paese per lavoro o anche solo per trascorrere un periodo di vacanza in uno degli incantevoli luoghi delle coste. Doveva essere noto anche ai tre italiani, zio e due nipoti, originari di Napoli, giunti in Messico alcuni mesi fa per avviare attività commerciali non meglio precisate e che risultano “scomparsi” dal 31 gennaio scorso, dopo essere stati fermati per un controllo dalla polizia municipale di Tacalitian.
La vicenda ha suscitato un certo scalpore anche nel nostro paese e, sino ad oggi, nonostante gli interventi della nostra ambasciata, dove tra l’altro presta servizio anche un esperto della sicurezza italiano, non si è riusciti a capire che fine abbiano fatto i tre connazionali. La notizia, tuttavia, delle ultime ore dell’arresto disposto da un giudice messicano di quattro poliziotti indagati per questa vicenda, è emblematica della situazione di gande pericolosità e di sostanziale incontrollabilità della sicurezza che si vive, da anni ormai, in Messico.
Un paese, questo, dove le complicità e le collusioni di molti agenti delle varie polizie (municipali, statali, ministeriali, federali) con gruppi della criminalità sono all’ordine del giorno. In alcuni Stati, poi, e quello di Jalisco è sicuramente uno di questi, i cartelli dei narcos (e quello di Jalisco Nueva Generation è tra i più temibili) sono i veri padroni e tengono a busta paga anche poliziotti corrotti per non esser disturbati nei loro affari, per eliminare concorrenti o persone non gradite.
Uno degli ultimi fatti che vedono coinvolti agenti di polizia nella “scomparsa” di alcuni cittadini messicani risale al 4 gennaio scorso con gli arresti del comandante della polizia municipale di Chilpancingo e di alcuni agenti.
Temo, purtroppo, che questo sia successo con i tre italiani. I poliziotti con la schiena dritta spesso vengono ammazzati, come è successo ai 181 giustiziati dalla criminalità nel corso del 2017 ai quali si aggiungono i 67 uccisi in imboscate e i 29 ammazzati dopo essere stati sequestrati. L’ultimo episodio risale al 22 febbraio scorso con l’omicidio del comandante della polizia municipale di Celaya. La scomparsa di persone in Messico è un fenomeno quotidiano e se ne contano migliaia ogni anno che vanno ad aggiungersi ai tanti omicidi dolosi - 25.339 quelli del 2017, il record degli ultimi venti anni.
Anche questo scorcio di 2018 è contraddistinto da una violenza che non ha paragoni con altri paesi. Ne sono testimonianza il ritrovamento a Chilapa, ai primi di febbraio, di sette borsoni in plastica nera abbandonati in strada e contenenti i resti dei cadaveri di altrettanti uomini. Nella giornata del 4 febbraio, poi, vengono annotati gli omicidi di undici persone a Guadalajara mentre a Chihuahua un commando irrompe in un magazzino uccidendo sei persone e ferendone una decina.
Il giorno dopo la delinquenza non risparmia neanche i preti. Così, lungo la strada Iguala-Taxco, due sacerdoti che viaggiavano a bordo di un fuoristrada vengono assassinati mentre un terzo resta ferito gravemente.
Il 6, a Chihuahua, nei pressi di una “funeraria” vengono trovati i cadaveri, decapitati, di cinque uomini. A Guadalupe, un commando sequestra cinque giovani due dei quali vengono trovati cadaveri alcune ore dopo. L’8 febbraio, un gruppo armato fa irruzione in un ristorante di Tlapepeque e uccide sei uomini. Il 16 febbraio vengono assassinati sei familiari del sindaco di San Juan Lachigalla (Oaxaca) mentre partecipavano ad un ballo popolare festeggiando il “Giorno dell’amore e dell’amicizia”. Il 24 febbraio, nella capitale messicana, nei pressi dell’Università Nazionale Autonoma, in una sparatoria tra spacciatori, due restano uccisi.
Quella del traffico/spaccio di stupefacenti continua ad essere la vera piaga che affligge il paese (solo 4 i kg di eroina sequestrati nel 2017, 110 le tonnellate di marijuana, 809 kg di cocaina e 977kg di metamfetamine) con i grandi cartelli della droga e altri gruppi delinquenziali che si spartiscono il territorio e le rotte di esportazione. Collegamenti sono emersi anche con broker ed esponenti della mafia calabrese mentre è andata male per quei cittadini italiani venuti in Messico per organizzare qualche modesto trasporto di stupefacenti. Sette, infatti, sono quelli arrestati per detenzione di alcuni chilogrammi di cocaina nel 2017, di cui quattro originari di Napoli e due in questo scorcio di 2018.

Tratto da: liberainformazione.org

Foto © Ansa

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