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di Matías Guffanti
Nell'ultima intervista che abbiamo fatto ad Arnaldo Giuzzio, attuale direttore della Segreteria Nazionale Anti Droga del Paraguay (SENAD), ha dichiarato che dietro il narcotraffico e gli affari criminali più importanti del Paraguay c'è la 'Ndrangheta. Lo confermano anche altre indagini giudiziarie portate avanti in Italia e da giornalisti dell'America latina ancora in corso di accertamenti da parte della Giustizia del Paraguay. Non ci sono ancora condanne dunque, anche se sono innumerevoli gli indizi che conducono a una rete mafiosa di fondo nello Stato del Paraguay, e ruotano tutti attorno a una figura centrale, oggi alla ribalta di tutti i media internazionali: l'ex presidente paraguaiano, Horacio Cartes.
La Stampa incalzante riferisce che il Giudice Marcelo Bretas ha emesso oggi 17 provvedimenti giudiziari, uno a carico dell’ex presidente paraguaiano Horacio Cartes, e tre di detenzione temporanea in vari Stati del Brasile, Paraguay e Stati Uniti. Il tutto nell’ambito delle indagini in corso a Rio de Janeiro riguardo il caso di Lava Jato (caso Odebrecht, ndr) su riciclaggio, evasione fiscale e corruzione, tra le varie accuse. Ma ripercorriamo il curriculum vitae di Horacio Cartes e dei suoi affari per capire di che personaggio stiamo parlando.
Horacio Cartes è stato presidente in carica del Paraguay nel periodo dell'assassinio del giornalista che denunciava la narco-politica, il nostro amico Pablo Medina, e della sua assistente Antonia Almada; esattamente dal 15 agosto 2013 al 15 agosto 2018. Cartes è un politico, imprenditore e dirigente sportivo, proprietario di 30 imprese, tra le quali il Tabacchificio dell'Este S. A. e Tabacchi del Paraguay S.A. Inoltre è collegato a imprese sportive, alla Banca Amambay (oggi chiamata BASA), da lui stesso fondata, ma attualmente di proprietà della sorella Sarah Cartes, e diverse tenute e allevamenti. Allo stesso tempo è a capo del movimento politico "Honor Colorado", appartenente al Partito "Colorado" al governo del paese dalla dittatura di Alfredo Stroessner fino ad oggi, con una sola interruzione di tre anni e mezzo durante il mandato del presidente destituito, Fernando Lugo.
Durante la presidenza di Cartes si sono registrate oltre 2.283 denunce di presunti casi di corruzione in vari settori della pubblica amministrazione, secondo il rapporto ufficiale della Segreteria Nazionale Anticorruzione (SENAC) alla guida di Soledad Quiñónez. Oltre ad essere sotto indagine in Paraguay, Stati Uniti e Svizzera, sospettato di essere alla testa di una rete globale di riciclaggio di denaro insieme al suo "amico del cuore” Darío Messer, attualmente detenuto in Brasile. Oggi Cartes è ricercato dalla Giustizia brasiliana in particolare per il suo coinvolgimento nell'operazione denominata "Patrón". Una nuova fase dell'inchiesta in corso a Rio di Janeiro che si concentra sui cambiavalute coinvolti nella rete di corruzione e tangenti dell'ex governatore Sergio Cabral, detenuto dal 2017 e condannato ad oltre 200 anni di prigione.
Il nome "Patrón" è stato scelto perché, secondo la Polizia, Dario Messer, chiamato il capo dei “doleiros” brasiliani e maggior contrabbandiere di valuta del Brasile, si rivolgeva con questo nome all'ex presidente Cartes. Entrambi risultano essere tra i più ricchi della regione di frontiera tra Brasile e Paraguay, con banche, agenzie di cambio, industrie di sigarette, gassose, allevamento di cavalli, immobili e persino una squadra di calcio.
Dalle investigazioni si è appreso che Messer ha riciclato circa 100 milioni di dollari attraverso la banca BASA, della famiglia Cartes. L’allora presidente della Banca, Eduardo Campos Marín, negò che Horacio Cartes fosse azionista maggioritario o proprietario della banca, specificando che l'attuale proprietaria è sua sorella, Sarah Cartes.
Suo cugino, Jiménez Viveros Cartes, fu condannato per riciclaggio ed associazione a delinquere. Suo zio Juan Domingo Viveros Cartes nel 2012 fu imputato perchè accusato di essere il pilota di un aereo da turismo trovato con 558 chili di marijuana a Bella Vista Sur, Itapúa. Riguardo lo stesso caso Aquilino Villalba, addetto dell'aeroclub dove stava l'aereo, dichiarò che lo stesso apparteneva a Horacio Cartes e anche la droga, ma la Procura respinse completamente le accuse.
Fra le tante cose che potremmo dire su Messer, oltre al suo rapporto con Cartes, c’è il suo legame con il presidente della sua banca, Eduardo César Campos Marín. Messer aveva azioni in "Inversiones Tournon SA Panamá" di cui Marín era amministratore e che figura come proprietaria di diverse proprietà, tra esse, la famosa Nueva Esperanza, legata a fatti di narcotraffico, dopo che fu anche trovato un aereo da turismo con al suo interno 20 chili di cocaina cristallizzata e 343 chili di marijuana pressata.
I fatti trovano riscontro in varie dichiarazioni in differenti casi. Come la testimonianza compromettente del direttore di Yacyretá, Nicanor Duarte Frutos, che parlò di una conversazione con Cartes che conferma i sospetti sui suoi affari.
Nelle sue dichiarazioni disse: “mi guardò bene in faccia e mi disse 'Nicanor io riciclo il tuo denaro". Io lo guardai sorpreso, 'quali soldi presidente? ', gli dissi". “Non fare lo stupido, i soldi che hai. Io prendo il 12% e a te prenderò il 7%', non so se fu un scherzo o una provocazione".
Un'altra dichiarazione importante fu quella diffusa da wikileaks sul presunto capo del traffico di efedrina del cartello di Sinaloa, Gesù Martínez Spinoso. Secondo il documento, il messicano, detenuto nella capitale di Asuncion, "disse alle autorità che aveva piani per investire in Paraguay in collaborazione con un impresario paraguaiano chiamato Cartes, ma si rifiutò di dare più informazioni". Citando le sue parole: “Mi disse che aveva l'intenzione di investire nel settore turistico, una catena di ristoranti e di importazione ed esportazione di automobili americane".
Ma c'è ancora di più. Il Tabacchificio del Este SA (Tabesa), proprietà del Capo dell’Esecutivo, produce 20 volte di più di quello richiesto dal mercato locale. "Come può un imprenditore di successo produrre molto più di quello che può vendere", si domandò Vanessa Neumann, investigatrice e presidentessa di Asymmetria Group che sviluppò una relazione denominata The Many Criminale Heads of the Golden Hydra (Diversi capi criminali dell'Idra Dorata). "Quello significa che il 95 percento della produzione è destinato al contrabbando, ed il mondo lo sa. Quella produzione rappresenta l'11 percento del traffico illecito di tabacco nel mondo", aggiunse. Ed inoltre: "Quelli che comprano i tabacchi o che hanno il controllo sono imprese libanesi che hanno contatti con gruppi terroristici."
Un fatto che forse può essere relazionato con il carico di oltre 650 chili di marijuana pressata che fu trovato in un'abitazione a Curuguaty. Poiché la droga era sistemata in scatole di sigarette dello stesso Tabacchificio del Este. In realtà, riguardo il fatto in questione, un membro di un'organizzazione criminale che lavora a Canindeyú, lungo tutta la frontiera, affermò in quel momento: “Stanno utilizzando scatole di sigarette a nome del Presidente”.
Proseguendo la lettura del suo esteso curriculum criminale, c’è un dato che non è per niente di minore importanza. Il documento elaborato da Neumann, congiuntamente con Stuart Page, membri della rete di investigazione della Direzione Esecutiva del Comitato contro il Terrorismo del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, sostiene che la Triplice Frontiera si è trasformata in un centro regionale di concentrazione della criminalità dove i politici corrotti lavorano con i cartelli della droga di Bolivia, Colombia, Messico e Brasile, così come i gruppi del crimine organizzato della Cina, insieme ad una grande comunità mercantile libanese, parte della quale dà appoggio agli Hezbollah. Oltre a finanziare, stando a quanto riferiscono alcuni media locali, organizzazioni criminali del continente come le FARC (Forze armate Rivoluzionarie della Colombia) e l'EPP (Esercito del Popolo Paraguaiano),
Per avere un quadro più completo dobbiamo parlare ancora di alcuni nomi ben noti nel paese della terra rossa che sono importanti in questa rete criminale che fa parte dello Stato stesso. Ed uno di loro è senza dubbio quello di Fahd Jamil Georges, potente imprenditore di frontiera, soprannominato "Il Padrino" o "Re della Frontiera”, indagato diverse volte dalla giustizia del Brasile e finalmente condannato a 30 anni di prigione dopo essere stato tratto in arresto in Paraguay, avendolo ritenuto colpevole di traffico internazionale di droga, riciclaggio di denaro sporco ed evasione di valuta.
Sia Fahd Jamil che suo figlio Daniel Álvarez Georges e suo nipote Luis Enrique Georges, noto come "Tulú", furono accusati di essere gli autori dell'assassinio del primo giornalista ucciso dall’avvento della democrazia, Santiago Leguizamón, avvenuto il 26 aprile del 1991. Un delitto ancora impunito. Secondo alcune dichiarazioni di persone vicine a Santiago, il giornalista sarebbe stato ucciso per aver pubblicato una foto che ritraeva l’ex presidente Andrés Rodríguez insieme al narcos Pablo Escobar, della Colombia, e Fahd Jamil.
Sebbene Horacio Cartes non appariva nella foto, non per questo era estraneo a quelli affari illeciti. Cartes ammise di avere realizzato affari con Fahd Yamil, assicurando che lo stesso gli consegnò tre tenute come parte del pagamento di un debito e non sette, come si era detto.
Nel 2015 Hugo Velázquez, all’epoca presidente della Camera di Deputati ed attuale vicepresidente, denunciò che il narcotraffico si era infiltrato in tutto l'apparato statale, e nello stesso Senato furono denunciati i rapporti con i deputati Bernardo Villalba, Freddy D'Ecclesiis e Marcial Lezcano, così come con il deputato supplente Carlos Sánchez e con l'ex deputato Magdaleno Silva. Fino ad oggi, simile rivelazione non ha portato condanne significative, nonostante il Ministero Pubblico avesse istituito un pool speciale apposito per "indagare" sulla narco politica.
Tuttavia, neanche Velázquez è esente da vincoli con affari illegali dello Stato. Secondo quanto riferito dalla stampa, Walid Amine Sweid, indagato per mega riciclaggio di denaro, è vicino all'attuale vicepresidente Velázquez ed entrambi sono stati in stretto rapporto con Cartes.
Come potete vedere, Horacio Cartes è un uomo del quale si parla molto, tuttavia sembra essere sempre sotto la protezione della Giustizia paraguaiana, in complicità od omissione. Fu condannato una sola volta nel 1985, per un caso di truffa alla Banca Centrale del Paraguay, per un valore di circa 34 milioni di dollari, dopo una latitanza di quattro anni. Nel 2008 fu archiviato dalla Corte Suprema di Giustizia, una decisione che la Banca Centrale considerò incostituzionale.
Ma oggi la situazione sembra essersi totalmente capovolta. È forse finita la sua protezione, con l'attuale ordine di cattura dalla Giustizia del Brasile? Chi ha tolto lo scudo sull'ex presidente Horacio Cartes? A chi risponde? Finiranno realmente i suoi affari dopo il suo eventuale arresto? Ce lo diranno gli eventi a venire. Quello che è sicuro e che possiamo affermare, come dimostrano i fatti, è che prima o poi la verità trionfa sempre sull'inganno.

Foto di Copertina: www.misionesonline.news

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