Continua la riforma di Papa Francesco nel “delocalizzare” la Chiesa fuori le mura di San Pietro
Un nuovo scandalo colpisce la Chiesa di Papa Francesco. Al centro l’acquisto da parte dell’obolo di San Pietro (si tratta di un fondo di 60/70 milioni di euro all’anno per un terzo destinati alla carità e per il resto alle casse della Santa Sede e ai bisogni del papato) un palazzo nel centro di Londra al prezzo di 200 milioni. Dunque, le offerte dei fedeli per i bisognosi sono state utilizzate dai vertici finanziari della Segreteria di Stato vaticana per mettere a segno a Londra un'operazione immobiliare da 200 milioni di dollari, realizzata in società con l’imprenditore italo-inglese R. M., che da qualche mese sta provando a scalare Banca Carige. E c'è anche lo scandalo, di cui parla Fittipaldi, di un tentato investimento di 250 milioni di dollari in una piattaforma petrolifera Falcon in Angola. Scandali che stanno consumando uno scontro di potere all’interno del Vaticano stesso.
Il segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin, ha definito l’acquisto dell’immobile a Londra una “operazione opaca sulla quale presto si chiarirà tutto”. Mentre il cardinale Angelo Becciu, già sostituto agli Affari generali in Segreteria di Stato e Prefetto della Congregazione per le cause dei santi, ha replicato con una dichiarazione alle agenzie di stampa per rivendicare la corretta gestione dei capitali senza sottrarre i “soldi ai poveri”.
L’investimento per acquistare l’immobile di Londra avrebbe avuto luogo quando Becciu si trovava in Segreteria di Stato e poi sarebbe stato completato dal successore Edgar Peña Parra, in carica dal 15 ottobre 2018. L’inchiesta vaticana, che ha già provocato la sospensione di cinque dirigenti, parte da una segnalazione dello Ior e del revisore generale su operazioni sospette con i fondi delle offerte al pontefice.
L’indagine si inserisce in un momento importante della Chiesa di Papa Bergoglio in cui lui stesso è impegnato nella riforma della Curia, spingendo sempre di più la Chiesa fuori dai confini Vaticani. L’intenzione del Papa sarebbe quella di “delocalizzare” la Chiesa, come già infatti risiede in Africa, in Sudamerica e nell’est del mondo, distribuire il potere, rendere indipendenti le decisioni del clero messicano o polacco o congolese dalle mani di un gruppo di cardinali che regna in Vaticano. Il Consiglio dei Cardinali, secondo indiscrezioni, sarebbe pronto a consegnare al Papa il documento finale che riscriverebbe la costituzione apostolica promulgata da Giovanni Paolo II col pastor bonus dell’88. Un documento in cui si darebbe atto alle modifiche già attuate per il dicastero per la Comunicazione o la Segreteria per l’Economia, riducendo il numero di prefetti/ministri e strutture per incorporazioni come per la diffusione del Vangelo. Inoltre si prevederebbero deleghe su temi rilevanti da affidare ai vescovi diocesani e alle conferenze episcopali nazionali.
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