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Gli ha dato un appuntamento nel loro quartiere, il rione Sanità a Napoli, e nella piazza centrale, piazza San Vincenzo, in modo che tutti vedessero, tutti sapessero e che quello che sarebbe stato compiuto di lì a poco, fosse da monito per tutti. Il 4 dicembre 2021 Alessio Pica, 26 anni, era ai domiciliari e per commettere quel reato aveva rotto gli obblighi, evadendo. Con sé, all'appuntamento in piazza, aveva portato una tanica di benzina e quando ha visto il rivale, un 31enne del quartiere, che lavorava come pusher in una piazza di droga, prima l'ha aggredito e poi gli ha cosparso il corpo del liquido infiammabile. E infine, gli ha dato fuoco, riducendolo in fin di vita. La vittima non è morta solo perché in quella stessa piazza c'era anche la madre che è riuscita a soccorrerlo in tempo. Oggi i carabinieri hanno arrestato Pica per tentato omicidio aggravato dal metodo mafioso. Sul caso è calato il silenzio per mesi, perché al pronto soccorso, i familiari avevano raccontato che il 31enne era rimasto vittima di un incidente domestico. Invece, le segnalazioni arrivate ai carabinieri e le intercettazioni telefoniche e ambientali hanno portato a chiarire la dinamica e il tremendo retroscena. Il 31enne, che ha riportato ustioni su buona parte del corpo e che adesso, dopo settimane di rianimazione e decine di interventi chirurgici è fuori pericolo, aveva deciso di mollare il gruppo di camorra per il quale lavorava, i Sequino, una cosca sanguinaria che gestisce i traffici di droga nella parte del rione Sanità. Non è chiaro se volesse cambiare vita o gestire gli affari da solo. Si sa invece, come dimostrerebbero le intercettazioni, che Pica, per conto dei Sequino, doveva punirlo, anzi ammazzarlo.

Fonte: Agi

Foto © Imagoeconomica

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