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Per la prima volta dall’inizio del conflitto l'Eritrea ha riconosciuto la presenza di proprie truppe in Etiopia, nella regione travagliata del Tigré, promettendo di ritirarle, in una lettera congiunta con il governo di Addis Abeba indirizzata al Consiglio di Sicurezza dell'Onu.
Le truppe dell'Eritrea - Paese con il quale il premier etiopico Abiy Ahmed firmò una storica pace dopo decenni di inimicizia, che gli fruttò il Nobel per la Pace nel 2019 - sono accusate di aver partecipato alla repressione dell'indipendentismo tigrino nella regione ribelle a fianco delle truppe inviate da Addis Abeba.
E con queste ultime condividono anche le accuse di atrocità. A dispetto di numerose testimonianze, tanto l'Eritrea quanto l'Etiopia hanno finora negato la presenza di truppe dell'Asmara nel Tigré. Asmara e Addis Abeba - si legge nel messaggio comune inviato alle Nazioni Unite - "hanno preso la decisione comune, al più alto livello, di avviare il ritiro delle truppe eritree e di schierare contestualmente dei soldati etiopici lungo la frontiera" fra i due Paesi, essendo le forze secessioniste del Fronte di liberazione del popolo tigrino (Tplf) ormai "in gran parte respinte", secondo quanto siafferma nella dichiarazione.

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