L'invito era quello a una visita istituzionale, come già ce n'erano state con altri premier. Ma il discorso di Giorgia Meloni nella sede della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo si trasforma nell'occasione per lanciare a tutti i procuratori d'Italia l'invito a "collaborare", sempre. Perché anche quando ci fosse "disaccordo" non si deve mai trasformare in "scontro tra poteri". Perché politica e magistratura lavorano "tutte per lo stesso datore di lavoro e contro lo stesso avversario".
Tutto roseo? No, anzi, la visita del Presidente del Consiglio nella sede della Procura nazionale antimafia ha già destato molte critiche, anche se nessuno ufficialmente osa contestarla. Accompagnata dal sottosegretario Alfredo Mantovano e dal guardasigilli Carlo Nordio, è stato il capo della Dna, Giovanni Melillo che ha esteso l'invito non solo ai suoi colleghi della Dna ma anche ai capi delle 26 procure italiane.
Secondo Andrea Reale, giudice di Ragusa (come riportato da Giuseppe Pipitone sul Fatto) e componente del comitato direttivo centrale dell’Anm: per lui l’incontro “è una novità senza precedenti” perché “anche se si trattasse di un confronto in materia di coordinamento di indagini antimafia mi pare inopportuna, per non dire anomala, una riunione che coinvolge i rappresentanti del governo”. Per Reale “in questi casi, anche se si volesse rappresentare un’urgenza o una lacuna normativa nel settore del contrasto alla criminalità organizzata, il canale preferibile d’interlocuzione con la politica è sempre quello associativo, cioè l’Anm, o quello istituzionale, cioè il Csm”.
Melillo, secondo alcuni, si è fatto quindi 'interlocutore' tra il potere politico e quello giudiziario. Secondo altri invece l'incontrò è stata l'occasione per ricreare una rete di dialogo.
In questo contesto, l'incontro che si tiene in via Giulia si inserisce in un periodo storico in cui una parte considerevole della magistratura è in conflitto aperto con la Lega di Matteo Salvini, sia per il caso Apostolico che per la controversa questione delle normative sui migranti. Parallelamente, mentre Forza Italia cerca periodicamente di effettuare mosse strategiche in Parlamento per indebolire le leggi sulle intercettazioni, sfruttando anche il decreto richiesto da Melillo, si impegna altresì a modificare le norme concernenti il sequestro dei beni per coloro coinvolti in indagini legate alla mafia.
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