Affonda la sterlina ai minimi da 30 anni
Apertura a picco per tutti i listini europei, con ribassi anche a doppia cifra. Piazza Affari tocca il -11%, trascinata verso il basso dai titoli bancari, che scendono anche oltre il 20%. Intanto è corsa ai beni rifugio, in primis oro e bund tedeschi. Il presidente della Bank of England Mark Carney è pronto a fornire extra fondi per 250 miliardi di sterline
Dopo avere scommesso fino all’ultimo sul Remain, le borse si sono svegliate nel panico con la notizia della Brexit, l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea. Apertura a picco per tutti i listini europei, con ribassi anche a doppia cifra. Precipita Londra, ma precipita anche piazza Affari, con le banche che arrivano anche a perdere tra il 20 e il 25%. Ma non va meglio sui listini extra-europei, con Tokyo che registra il tondo peggiore dal 2000. Scatta la corsa ai beni rifugio, in particolare oro e bund tedeschi, mentre la sterlina affonda ai minimi da 30 anni. E la Banca d’Inghilterra si prepara al peggio, dicendosi pronta a fornire extra fondi per 250 miliardi di sterline, mentre la Bce si dice pronta a iniettare nuova liquidità.
Precipitano le borse europee, banche a picco - Alle 10, l’indice Euro Stoxx cedeva il 9,1%, con crolli che vanno dal -11,7% di Milano all’8,9% di Parigi, passando per il 7,2% di Francoforte e l’11,5% di Madrid. Londra è arrivata a perdere anche l’8%. Ad Atene l’indice Bs Ase perde il 14%. Tra i 600 titoli a maggior capitalizzazione del Vecchio Continente, vengono letteralmente scaricate le banche greche, con Eurobank Ergasi e Alpha Bank in calo del 30%. A piazza Affari crollano i titoli delle banche. Banco Popolare cede il 24,09%, Bper lascia il 25,04%, Banca Mediolanum segna una caduta del 22,64% e Mediobanca (-22,26% teorico a 5,24 euro). Ancora in profondo rosso Intesa Sanpaolo (-20,81%) e Unicredit (-19,53%).
Per Tokyo la caduta peggiore dal 2000 - Ma se in Europa le borse affondano, non va meglio nel resto del mondo. La Borsa di Tokyo registra il tonfo peggiore da aprile 2000 e l’ottavo di sempre, più pesante delle perdite legate al default di Lemhan Brothers e al devastante tsunami del 2011: in una sola seduta, il Nikkei ha perso 1.286,33 punti, in negativo del 7,92%, crollando a quota 14.952,02, ai minimi del 2016 e degli ultimi 20 mesi.
Crolla la sterlina ai minimi da 31 anni - La sterlina è caduta di oltre il 10% a quota 1,3305 dollari, il minimo dal 1985. La moneta inglese è scesa quindi di oltre il 6% contro l’euro e il 15% nei confronti dello yen. In tutto questo, è scattata la corsa ai beni rifugio, oro in primis. Il suo valore è salito del 7,8%, ai massimi dal 2008, appena dopo le proiezioni della Bbc su una vittoria del ‘Leave’ al referendum sulla Brexit. Allo stesso modo, in apertura di mercati si è innescata una pioggia di acquisti sui Bund che ha fatto crollare il tasso del 10 anni tedesco al minimo storico di -0,17%.
Bank of England: “Pronti a fornire extra fondi per 250 miliardi di sterline” - Intanto i governatori delle banche centrali hanno annunciato provvedimenti per correre ai ripari. Il presidente della Bank of England Mark Carney ha affermato che l’istituto non esiterà a prendere misure addizionali ed è pronto a fornire extra fondi per 250 miliardi di sterline. E anche la Bce si dice “pronta a iniettare liquidità in euro e in altre valute” per far fronte i contraccolpi della Brexit. “Le banche dell’Eurozona sono resilienti in termini di capitale e liquidità” per far fronte alla Brexit, spiega Francoforte, aggiungendo che è “in stretto contatto con le banche e i rispettivi organi di controllo” e che sta “monitorando con molta attenzione” l’andamento dei mercati. La Banca centrale della Svizzera (Snb), invece, è intervenuta sul mercato valutario per stabilizzare il franco svizzero. In un comunicato la Snb spiega che dopo l’esito del referendum in Gran Bretagna, “il franco svizzero è finito sotto pressioni rialziste” e “la Banca centrale svizzera è intervenuta sul mercato per stabilizzare la situazione e rimarrà attiva sul mercato”.
Il Mef: “Effetti limitati sull’economia italiana” - Mentre sulle borse dilaga il panico, il ministero dell’Economia cerca di minimizzare sulle conseguenze rispetto all’Italia. “L’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea avrà effetti comunque limitati sull’economia reale italiana – spiega il Mef dopo la riunione, presieduta dal ministro Pier Carlo Padoan, del comitato per la salvaguardia della stabilità finanziaria – La solidità dei fondamentali delle imprese tornerà presto a prevalere sulla volatilità dei mercati finanziari”. Il ministero ricorda anche che “i fondamentali del sistema bancario restano solidi”, e richiama alla calma anche sulle tensioni sui mercati, sostenendo che “l’operatività dei mercati finanziari prosegue secondo le normali modalità“. E aggiungendo: “Il mercato dei titoli di Stato è stabilizzato dai programmi della Banca centrale europea e dal percorso di aggiustamento delle finanze pubbliche perseguito dal governo”.
Le agenzie di rating pronte al downgrade - Dopo l’uscita dall’Europa, l’agenzia di rating Standard&Poor’s ribadisce: è probabile che la Gran Bretagna perda la tripla A. Moritz Kraemer, responsabile dei rating per S&P, ha spiegato al Financial Times: ”Riteniamo che il rating AAA sia insostenibile in queste circostanze”. Anche Fitch annuncia che sul credito sovrano del Paese la Brexit avrà un effetto “moderatamente” negativo e come previsto “rivedremo il rating sovrano a breve”. L’agenzia Moody’s commenta in uno studio il voto Uk: “Preannuncia un prolungato periodo di incertezza che peserà su risultati economici e finanziari Uk”. Avrà impatto su investimenti e fiducia nel Paese con effetti negativi sul credito sovrano Uk e degli altri emittenti del Paese, tra l’altro per i possibili cambiamenti nelle relazioni commerciali con la Ue o nei regimi regolatori. Secondo gli analisti di Morgan Stanley, invece, la Brexit è un “salto nel buio” che porterà “una prolungata incertezza politica ed economica”, con “una sterlina più debole”, una “spinta sull’inflazione” ed una “battuta d’arresto sulla crescita”: si prevedono “politiche di stimolo monetario e fiscale” per affrontare una “recessione da referendum”.
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