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Nevralgiche le rivelazioni del pentito Francesco Capodieci

Due poliziotti in carcere e uno agli arresti domiciliari nell'ambito di una indagine antidroga della Dda di Catania e della Procura di Siracusa. Gli indagati sono accusati di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. Arresti domiciliari anche per un quarto uomo, non appartenente alle forze di polizia. Gli agenti della squadra mobile della Questura di Siracusa, del servizio centrale operativo della Polizia di Stato e i Finanzieri del nucleo di polizia economico finanziaria del comando provinciale di Catania, hanno eseguito l'ordinanza di custodia cautelare del gip del Tribunale di Catania nei confronti dei quattro indagati, a vario titolo, per associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e cessione di sostanze stupefacenti e psicotrope e, tra gli altri, corruzione, peculato e falso in atto pubblico. Il gip del Tribunale di Catania ha disposto la custodia cautelare in carcere per Rosario Salemi, 51 anni, già in quiescenza; e Giuseppe Iacono, 58 anni, in servizio alla Polfer di Siracusa; e il sequestro preventivo a loro carico, rispettivamente, per un importo pari a 209.908 mila euro e a 374mila euro. Arresti domiciliari per un vice ispettore di Polizia Claudia Catania, 54 anni; e per Vincenzo Santonastaso, 51 anni di Noto, complice - dice l'accusa - nel traffico degli stupefacenti messo in atto da due dei poliziotti coinvolti. Indagato anche un carabiniere, in servizio a Siracusa, per rivelazione di segreto d'ufficio in concorso.
Secondo il procuratore aggiunto di Catania Ignazio Fonzo e il sostituto Alessandro Sorrentino, che hanno chiesto e ottenuto dal giudice per le indagini preliminari Sebastiano Fabio Di Giacomo Barbagallo l’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare, gli agenti Salemi e Iacono, in servizio alla squadra mobile siracusana, facevano sparire la droga sequestrata, la consegnavano agli spacciatori e poi dividevano i guadagni della vendita. Per un decennio i due poliziotti sarebbero stati soci in affari di una banda di trafficanti di stupefacenti. A scoperchiare il vaso di Pandora è stato il pentimento di Francesco Capodieci, arrestato per droga nel blitz “Bronx”, il quale ha svelato il suo ruolo di uomo della droga e dei suoi fedeli amici in divisa. Al posto dell’hashish mettevano dei mattoni, mentre il mannitolo sostituiva la cocaina. Una vera e propria messinscena. Né Rosario Salemi, detto anche “Occhi di ghiaccio”, né tanto meno Giuseppe Iacono erano sospettabili. Il primo era addirittura sovrintendente della sezione antidroga. Capodieci ha taciuto per molto tempo nella speranza che i due poliziotti mantenessero la promessa di aggiustare il processo di appello che lo vedeva fra gli imputati condannati in primo grado. Ma le cose non sono andate come previsto. Ottenuta la condanna ha deciso di collaborare con la giustizia, raccontando dei rapporti intrattenuti a partire dal 2011 con i due poliziotti anche da Riccardo Di Falco e Giancarlo De Benedictis che assieme a Capodieci gestivano i traffici di droga. Circostanza confermata da un altro pentito, Massimiliano Mandragona. Francesco Capodieci avrebbe anche subito delle pressioni da Salemi, tramite un suo zio, affinché restasse in silenzio, e di un carabiniere, il brigadiere Emanuele Faranda, in servizio al Nucleo investigativo di Siracusa, che lo avrebbe informato dell’esistenza di indagini a suo carico. Grazie ad una soffiata Capodieci nel 2018 sarebbe fuggito, dandosi alla latitanza.

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