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Nella mattinata del 9 dicembre i militari del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria e del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Benevento nell'ambito di un'attività di indagine coordinata dai magistrati della locale Procura della Repubblica hanno dato esecuzione ad una ordinanza applicativa della misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di 4 persone accusate a vario titolo di corruzione, turbata libertà degli incanti, emissione di fatture per operazioni inesistenti, ed illeciti in materia di responsabilità amministrativa da reato delle società e degli enti.

Il provvedimento cautelare personale è stato disposto nei confronti di un imprenditore della provincia di Benevento, amministratore di fatto di società gestite formalmente anche da altri membri della propria famiglia, con sede nel medesimo territorio, operanti prevalentemente nel settore della costruzione e/o manutenzione di infrastrutture stradali, e di altri 3 soggetti estranei al territorio. E’ stato altresì disposto dal GIP il sequestro preventivo, finalizzato alla confisca, anche per equivalente, di somme di denaro sino alla concorrenza di complessivi euro 64.128,00, costituenti parte del prezzo illecito promesso e importo finora oggetto di effettiva consegna.

Le investigazioni hanno permesso di portare alla luce pratiche opache per l'assegnazione di un appalto milionario bandita da Autostrade per l’Italia per le tratte autostradali della DT6 di Cassino - Lotto 7 - per un valore di € 76.500.000,00. Alla citata gara partecipavano solo 2 concorrenti, nello specifico un consorzio con sede in Napoli – la cui offerta tecnico-economica era stata ritenuta la più vantaggiosa all’esito delle procedure di valutazione esperite dalla Commissione nominata dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti - ed il Raggruppamento Temporaneo di Imprese con mandataria la società beneventana.

Le investigazioni hanno permesso di capire come l’assegnazione dell’appalto sia avvenuta a seguito dell’intervento di vari soggetti intermediari che si sono frapposti tra il privato corruttore e l’incaricato di pubblico servizio deputato alla selezione del concorrente a cui assegnare la gara. Il tutto dietro promessa di ricevere, una somma di denaro di 360 mila euro, importo pari allo 0.5% circa dell’importo complessivo a base d’asta dei lavori.

Il prosieguo delle indagini consentiva di rilevare che l’accordo si era delineato in tal senso, dissimulando il prezzo della corruzione come segue: l’imprenditore beneventano avrebbe pagato subito una somma di euro 60 mila euro (formalmente imputata ad una fattura - per operazioni inesistenti - inerente l’assistenza legale - solo in minima parte effettivamente resa -) a titolo di prima tranche sull’importo complessivo oggetto di corruzione. Tale circostanza veniva poi confermata da mirati accertamenti bancari eseguiti al riguardo, che hanno confermato l’avvenuto pagamento - in data 01.03.2021 - della somma di € 64.128,00 a mezzo bonifico bancario su un conto corrente. La somma residua, pari ad euro 300 mila sarebbe invece stata pagata -sempre secondo quanto desumibile dagli elementi allo stato acquisiti - in almeno due occasioni (rispettivamente 3 mesi e 6 mesi dopo l’aggiudicazione definitiva) e sarebbe stata dissimulata dalla stipula di un contratto di assistenza legale.

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