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Portella. 1947-2019
Anche domani, come tutti gli anni, saremo presenti a Portella delle Ginestre.
Per chi non lo sapesse "Portella delle Ginestre" è un altipiano vicino Piana degli Albanesi, dove i contadini erano soliti festeggiare il 1° maggio, festa dei lavoratori. Quella mattina la folla si recava festante al pianale, molti all’inizio, forse, credevano fossero scoppi di mortaretti, qualcuno cominciò a battere le mani e sorrideva.
Per una frazione di secondo.
Ma il sorriso sparì subito e subito fu terrore. Il viso di una bambina si arrossò di sangue. La calca generava polvere e urla si spandevano nell’aria. Persone cadevano, in silenzio, e non si alzavano più. Altri scappavano urlando, come impazziti. I cavalli e i muli scappavano, in preda al terrore, travolgendo uomini, donne, bambini. Poi si udì qualcosa che fischiava contro i massi. Qualcosa che strideva e fischiava. E ancora quel rumore di mortaretti. Un bambino cadde colpito alla spalla. Una donna cadde esanime, poi un uomo, poi un altro ancora. E poi quell'odore di polvere da sparo. La carneficina durò circa un paio di minuti. Alla fine la mitragliatori e fucili tacquero. In lontananza, dalla polvere, riemersero il fiume Jato e le due alture colme di ginestre gialle in fiore, la Pizzuta e la Cumeta.
Era il 1° maggio 1947 e a Portella della Ginestra si era appena compiuta la prima strage dell’Italia repubblicana: 11 morti, due bambini e nove adulti. 27 i feriti. Tutti poveri contadini siciliani. 4 mesi dopo si dirà che a sparare dalle alture, sulla folla radunata a celebrare la festa del lavoro, erano stati gli uomini del bandito Salvatore Giuliano, ma lui e i suoi briganti non erano i soli. Oggi dopo più di settanta anni, quella prima teoria ormai è quasi del tutto sconfessata.
Da quella piana il sangue povero e onesto dei lavoratori intenti a festeggiare lancia ancora un urlo assordante che assume nuove forme e significati: mai più tristi commistioni tra mafia e politica, mai più vili depistaggi, mai più sangue innocente di poveri lavoratori... mai più!
Anche quest’anno rimarremo lì su quelle zolle imporporate del sangue di lavoratori festanti, sentiremo i loro nomi richiamati ad uno ad uno nell'ora dell'eccidio, vedremo mille bandiere al vento di diverso colore e in cuor nostro piangeremo lacrime amare per quella bandiera ancora rattrappita, lacera ed insanguinata: la bandiera della dignità che deriva da un lavoro vero e onesto, dignitoso e sicuro, che sventola ancora per quelle morti sul lavoro che ancora impropriamente chiamiamo bianche.
Buon 1° maggio!

SEG. PROVINCIALE SIAP PALERMO

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