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maggiani chelli giovanna 610 verticalPresidente Associazione, "noi ancora in attesa di giustizia"
Roma. "Se i condannati per mafia come Marcello dell'Utri possono andare a casa ai domiciliari, nella casa loro, fra le amorevoli braccia della famiglia, cosa possiamo pensare noi le vittime di mafia? Neppure sotto il Ministro Orlando, da noi sempre criticato, mai era arrivati a tanto". Lo sfogo arriva da Giovanna Maggiani Chelli (in foto), presidente Associazione tra i familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili. "I tribunali di sorveglianza sono qualcosa che noi siamo costretti a guardare con avversità, perché la mafia ci ha rovinato la vita e le collusioni con la mafia sono state la causa di dolore e disperazione, perché non hanno mai consentito a causa di trasversalità, completa giustizia per le nostre vittime", prosegue la presidente dell'Associazione. "Non possiamo capire tutti i mal di pancia dei carcerati per mafia, perché abbiamo malati e disperati di vita, con delle patologie causa-effetto della strage di via dei Georgofili da rendere "ridicolo" ogni mal di cuore. "Riina è morto in carcere con tutte le patologie che aveva, e chiunque abbia legami con la mafia deve morire in carcere, perché le nostre vittime sono morte nel loro letto,a causa di "collusioni mafiose" che hanno indotto Riina a massacrare i nostri figli per avere annullato il carcere duro, attraverso probabili intercessioni di nascenti partiti politici. Lo Stato ci deve un processo sulla scia di indagini in corso per i "concorrenti della mafia" per la strage di via dei Georgofili e forse solo allora sapremo chi è innocente rispetto alle stragi del 1993", conclude Maggiani Chelli.

ANSA

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