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pignatone-giuseppe-2Procuratore, dopo azione repressiva tocca a forze società civile
27 dicembre 2014
Roma. Mafia Capitale "non sembra aver incontrato particolari barriere allo scambio con il 'mondo di sopra', ben dotato di denaro (non suo, peraltro, ma pubblico, cioè nostro) e, in alcuni suoi esponenti, disponibile a spalancare le porte al 'mondo di sotto' per moltiplicare i profitti". Così il procuratore di Roma Giuseppe Pignatone in un'intervista al Sole 24 Ore. "Un effetto indotto dall'azione repressiva dovrebbe essere quello di creare spazi di libertà (politica, economica, imprenditoriale) e nuove opportunità di iniziativa per le forze della società civile che vogliano impegnarsi, ma che trovano - afferma Pignatone - Fenomeni di questo tipo non possono essere debellati solo con gli strumenti del processo penale. Cadono le braccia a terra pensando alle vicende milanesi e veneziane con il ritorno sulla scena, dopo vent'anni, di uomini e imprese già condannati durante la stagione di Tangentopoli. In altri termini: le buone regole sono importanti, ma in ultima analisi sono sempre le persone, non soltanto le regole, a fare la differenza". Il procuratore si sofferma sulla situazione di Roma: "Sotto il profilo criminale, non è la mafia la prima emergenza della città. Ma da cittadino, sarei altrettanto allarmato dal fatto che corruzione, criminalità economica ed evasione fiscale sono a livelli di guardia". Pignatone cita il caso del maxi-riciclaggio scoperto verso la Cina: "Se questi fenomeni si intrecciano con quello mafioso, il pericolo aumenta in modo esponenziale". L'attività di contrasto sarà rafforzata anche con il contributo dell'Autorità Anticorruzione. "Con il presidente Cantone - dice Pignatone - è già iniziata una positiva collaborazione".

ANSA

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