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10 maggio 2012
Palermo. «Due periti nominati recentemente dalla Corte d'assise di Palermo hanno detto che Bernardo Provenzano non era depresso e stava bene: a questo punto o hanno visitato un altro o si doveva prestare più attenzione alla perizia. E comunque, in ogni caso, chi ha dato al detenuto il sacchetto di plastica?». Così l'avvocato Rosalba Di Gregorio, legale del capomafia, commenta la notizia del tentato suicidio in carcere del suo assistito.
L'avvocato fa notare che da anni, da quando altri mafiosi al 41 Bis tentarono il suicidio, ai detenuti al carcere duro non è consentito tenere alcun oggetto pericoloso in cella. «Come è - si chiede - che nessuno si è accorto della presenza del sacchetto visto che Provenzano è l'unico detenuto del braccio in quel carcere e che è continuamente sorvegliato?». A salvare la vita al capomafia è stato un agente penitenziario che lo ha trovato, appunto, con un sacchetto di plastica infilato in testa. Il difensore ha appreso del tentativo di suicidio dai giornalisti, questa sera. «Nessuno, nè dal carcere, nè dall'Autorità giudiziaria - spiega - mi ha avvertito anche dal fatto sono ormai passate 24 ore. A dare la notizia al figlio sono stata io pochi minuti fa: era sconvolto». Per domani è fissata, in Corte d'assise d'appello un'udienza in cui Provenzano è imputato di omicidio. «Aspetto domani - dice il penalista - per decidere cosa fare e se andare a Parma».

ANSA

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di AMDuemila


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