17 novembre 2011
Roma. Non ci sarà la riapertura del processo per l'omicidio del banchiere Roberto Calvi a carico del faccendiere Flavio Carboni, del cassiere della mafia Giuseppe Calò e di Ernesto Diotallevi, ritenuto vicino alla banda della Magliana. Lo ha deciso la I sezione penale della Cassazione, che ha respinto il ricorso del pm di Roma, Luca Tescaroli, contrario alle assoluzioni emesse in primo e secondo grado. Calvi fu trovato impiccato a Londra il 18 giugno 1982. Nel ricorso in Cassazione, il pm Tescaroli - con 130 pagine di motivazione - aveva messo in evidenza le numerose falsit… che, a suo avviso, erano emerse dagli interrogatori di Carboni che, tra l'altro, all'epoca del delitto si trovava a Londra nello stesso hotel dove alloggiava Calvi. Secondo il pm, Carboni - finito recentemente sotto inchiesta nell'indagine sulla cosiddetta loggia P3 - aveva un movente in quanto «la soppressione del banchiere gli avrebbe assicurato l'impunit… per i delitti di bancarotta del Banco Ambrosiano e di riciclaggio in cui era coinvolto». Tra circa un mese si conosceranno le motivazioni in base alle quali la Suprema Corte ha deciso di archiviare per sempre le indagini sull'uomo d'affari sardo, su Calò e Diotallevi. Nel verdetto di secondo grado, emesso il 7 maggio 2010 dalla Corte di Assise di Appello di Roma, comunque era stato accertato che Calvi non si era suicidato e che «Cosa Nostra impiegava il Banco Ambrosiano e lo Ior come tramite per massicce operazioni di riciclaggio». Quanto ai possibili mandanti del delitto, i giudici d'appello avevano ritenuto che in tanti avevano a cuore l'eliminazione del banchiere «dalla mafia alla camorra, alla P2, allo Ior e ai politici italiani (beneficiari delle tangenti o interessati a cambiare l'assetto del Banco Ambrosiano o a mutare gli equilibri di potere all'interno del vaticano)». Persino i servizi segreti inglesi, «essendosi acclarato che Calvi aveva, tra l'altro, finanziato l'invio di armi in Argentina durante il conflitto per le Falklands».
ANSA