La discussione dell'avvocato al processo 'Ndrangheta stragista
"Sono sempre stato convinto che l'attentato a Costanzo fosse certamente un attentato alla persona fisica, ma anche un messaggio a Silvio Berlusconi". E' stato diretto ieri, nel ricostruire la stagione delle stragi di mafia, l'avvocato Antonio Ingroia. Nel corso della sua discussione al processo 'Ndrangheta stragista in rappresentanza della parte civile dei familiari dei carabinieri uccisi nel 1994, ha evidenziato come l'Italia sia un Paese ancora oggi "imprigionato nel ricatto" nel momento in cui negli ultimi anni ci sono stati "più messaggi obliqui" e depistaggi, che ha visto protagonisti lo stesso boss-imputato Giuseppe Graviano ed anche un suo ex favoreggiatore come Salvatore Baiardo. Ed ha evidenziato come al centro di questi messaggi vi è una figura di spicco come Silvio Berlusconi. Ed anche l'attentato di via Fani, secondo l'ex pm, rientrerebbe in questa serie di interlocuzioni rivolte all'ex Presidente del Consiglio. Il motivo? "Perché c'era in corso un'altra trattativa e che serviva a convincere Berlusconi a scendere in campo e prendere sostanzialmente il posto di Andreotti, cioè il riferimento degli interessi di mafia come era stata la Dc nella prima Repubblica. Di questo si occupava Dell'Utri, condannato già per concorso esterno in associazione mafiosa. Costanzo era contrario, come anche altri. E si era speso anche in interventi contro la mafia. Per questo ho questa idea".
Dossier Processo 'Ndrangheta stragista
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