di Francesca Mondin
E' il 1986 ed un bambino di 11 anni sta giocando di fronte alla cartolibreria della madre a Palermo. E' sera. “Claudio!” un uomo in moto lo chiama. Il bambino si avvicina e l'uomo senza batter ciglio estrae una pistola e gli spara un colpo secco in fronte. Il futuro di Claudio Domino viene disintegrato in una frazione di secondo dal freddo piombo di una violenza inumana.
Sono passati trent'anni dal vile omicidio del piccolo Claudio, figlio del titolare di un’ impresa che gestiva in appalto i lavori di pulizia dell’aula bunker, ma la ferita lasciata è più che mai viva.
Diverse furono le ipotesi sollevate sul movente di quella barbaria ma alla fine sarebbe emerso che Claudio aveva visto confezionare alcune dosi di eroina in un magazzino, quindi era divenuto un testimone scomodo da far tacere in fretta.
Il delitto avvenne proprio mentre Cosa Nostra era imputata nel più grosso processo per mafia della storia e quindi giocava a suo sfavore il grande dissenso che mosse quel delitto. Dall'omicidio infatti alcuni boss da dietro le sbarre presero pubblicamente le distanze in aula.
Secondo le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Salvatore Cancemi fu lo stesso Totò Riina ad ordinare “un'indagine” interna per scoprire i colpevoli ed eliminarli. Il motivo?
Non certo per qualche distorta etica o morale ma perché non si uccide nessuno senza l'autorizzazione del capo mandamento nel cui territorio avviene l'omicidio o della stessa commissione. Solo la mafia può decidere chi deve morire, che sia un uomo una donna o un bambino. La storia insegna infatti che la mafia non si è mai fatta scrupoli a strappare violentemente il futuro a bambini o giovani. E lo confermano le agghiaccianti parole di Totò u Curtu che nel preparare una bomba diceva: "Di bambini a Sarajevo ne muoiono tanti, perché ci dobbiamo preoccupare proprio noi di Corleone?".
Secondo le dichiarazioni di alcuni pentiti Salvatore Graffagnino, 52 anni, titolare del bar davanti al quale era avvenuto l'agguato sarebbe stato sequestrato e sotto tortura avrebbe ammesso di essere stato il mandante dell'omicidio assoldando un tossicomane come killer.
Quel che è certo è che il nome di Claudio Domino appare nella lunga lista di bambini e giovani vittime innocenti di Cosa Nostra, Camorra, 'Ndrangheta e criminalità. Nomi, volti, storie che gridano che la mafia non conosce onore e rispetto, non ha nessun codice etico ma è solo una delle peggiori espressioni della ferocia e della crudeltà di cui solo l'uomo è capace quando alla coscienza sostituisce la brama di potere, controllo e possesso.
"Giù le mani dai bambini" quindi è il titolo della manifestazione che avrà inizio alle 10 in via Claudio Domino, in commemorazione dell'omicidio del piccolo Claudio. Un incontro organizzato dai coniugi Domino e aperto proprio dai bambini delle scuole. Saranno presenti i famigliari di altre vittime di mafie tra cui anche i genitori di Nino Agostino, Augusta e Vincenzo Agostino che persero il figlio, sua moglie e il nipote non ancora nato, nello stesso giorno. A stringersi attorno a tutti loro per lanciare un chiaro messaggio di pace e cambiamento molte associazioni e rappresentanti della società civile.
Claudio Domino, quando la mafia spara ai bambini
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