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ingroia-baridi Lorenzo Baldo - 9 ottobre 2013
“Pur senza fare il dietrologo a oltranza non posso non notare queste singolari ‘coincidenze’. Non appena torno ad occuparmi di aspetti che hanno a che fare, direttamente o indirettamente, con la trattativa Stato-mafia e con Provenzano si verificano questi attacchi”.
E’ un Antonio Ingroia (foto) decisamente risoluto quello che risponde al telefono per un breve commento sugli ultimi fatti di cronaca che lo riguardano. “Partendo dalla mia presenza in aula durante la scorsa udienza del processo sulla trattativa (anche se non in veste formale, non come difensore, ma a livello di assistenza all’associazione dei familiari delle vittime della strage di via dei Georgofili), fino all’assunzione del ruolo di difensore della famiglia Manca sulla vicenda di Attilio Manca (che avverrà formalmente nei prossimi giorni), sono tutte vicende che in qualche modo portano ai misteri attorno a Provenzano. Ecco allora che lo stesso Provenzano, i suoi familiari e il suo difensore si scatenano con un pretesto - per altro del tutto infondato - cercando di scatenare contro di me la solita campagna di denigrazione. Questa per me è più che una ‘coincidenza’, ma bensì un ennesimo palese tentativo di neutralizzazione”.

Alla domanda sulle recenti dichiarazioni di Totò Riina captate durante la sua permanenza nel carcere di Opera Ingroia non ha dubbi: “Le frasi di Riina sono il segno di una vitalità del gruppo facente capo ai due capi storici corleonesi in un momento di reale fibrillazione legato ad una fase di debolezza e crisi politico-istituzionale. Sono questi i momenti nei quali ‘loro’ cercano di inserirsi tentando di esprimere tutta la loro forza intimidatrice e di condizionamento. Le lettere anonime contenenti messaggi di morte si inseriscono di fatto all’interno di un quadro criminale ‘coerente’. Ed è per questo motivo che bisogna sempre tenere molto alta la guardia”.

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