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ingroia-antonio-big1LA LETTERA DELLE MINACCE ALL'INTERNO!
di Lorenzo Baldo - 28 aprile 2012

Teramo. “Ci mancava solo il Fronte nazionale…”.  Dopo la cancellazione dell’incontro organizzato dall’Ufficio scolastico provinciale e dalla Consulta provinciale degli studenti è lo stesso relatore a cui è stato impedito di partecipare al “Premio Borsellino” a rilasciare un commento a caldo.

“Sia chiaro – ribadisce Antonio Ingroia – che ho annullato l’iniziativa non perché mi impressionino scritte e lettere di minaccia, ma per non creare disagi alle persone che si occupano della mia sicurezza”. “C’è però un dato sul quale occorre riflettere – sottolinea il pm palermitano –, questi insulti non nascono dal nulla. Se per anni si martella l’opinione pubblica con campagne stampa e tv sui magistrati toghe rosse, visti come un pericolo per la democrazia, alla fine qualcuno che ci crede, qualche fanatico che si eccita e passa all’azione si trova. Il problema ingroia-forza-nuova-bigquindi non sono le scritte, ma il substrato che le ha ispirate. Diciamo che più d’uno dovrebbe farsi un serio esame di coscienza. Detto questo, mi dispiace che agli studenti sia stato scippato un momento di riflessione e di libertà”. L’analisi di Ingroia è lucida e non ammette repliche. Per troppi anni il governo presieduto da un pregiudicato come Silvio Berlusconi ha instillato nella mente di buona parte degli italiani un mix di sfiducia, rancore, rabbia e financo odio verso la magistratura. I gravissimi toni utilizzati nella lettera di minacce che reca la sigla di “Fronte Nazionale” e “Forza Nuova” rappresentano uno degli effetti di quei messaggi contro i magistrati lanciati dall’ex premier, dai suoi ministri e da tutta la sua corte. Messaggi che molto spesso hanno provocato solo qualche replica in difesa della magistratura da una parte sparuta del centrosinistra. La scritta comparsa due giorni fa sui muri di Teramo: “Morte per Ingroia comunista” segna l’inizio di questa brutta storia. Di seguito arriva la lettera di minacce nei confronti del procuratore aggiunto di Palermo Ingroia e del presidente dell’associazione Teramana “Società civile” organizzatrice del “Premio Borsellino” Leo Nodari. “Il giudice Antonio Ingroia – si legge tra l’altro nella lettera – è stato condannato a morte dal Tribunale popolare e con lui gli utili idioti del sistema come il grillino Leo Nodari. Per questi servi del sistema e per i loro amici è già pronto il patibolo della rivoluzione”. (…) “I giudici servi del sistema ingroia-muro-minacce-web0saranno l’ultimo baluardo alla rivoluzione. Per questo persone come il giudice Antonio Ingroia sono persone pericolose che vanno condannate e eliminate per portare avanti il compito che la storia ci ha assegnato”. Al di là della solidarietà nei confronti di Ingroia e Nodari giunta in queste ore dal mondo dell’associazionismo antimafia in primis e da singoli esponenti politici resta l’amara constatazione di un Paese che raccoglie i frutti di quanto ha seminato. Quasi che la scena finale del film di Nanni Moretti “Il Caimano” fosse stata profetica. A meno che non riemerga un barlume di dignità e orgoglio da parte dei cittadini di questo Paese in difesa di quei magistrati che rischiando la vita stanno cercando di restituire giustizia e verità alle generazioni che verranno.

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