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“L’Italia è un laboratorio straordinario” in cui “i media dominanti profondono il massimo impegno per proteggere” i ragionamenti illogici “ed eliminare” quelli logici. Così Alessandro Orsini, che questa mattina sul Fatto Quotidiano è tornato ad analizzare il dibattito pubblico in Italia sulla guerra in Ucraina. Per il professore “c’è una nuova idea illogica da combattere” oltre a quella secondo cui “il rifiuto della diplomazia e il solo invio di armi avrebbe portato la pace in pochi giorni”. E la nuova idea da combattere è “nessun cittadino italiano dovrebbe criticare aspramente Biden poiché le medesime critiche rivolte a Putin in Russia causerebbero l’arresto immediato”. Una tesi assurda per Orsini, perché “se fosse applicata rigorosamente, causerebbe la fine di tutte le nostre libertà. Nessuno, infatti, potrebbe più protestare contro il potere pubblico. Agli operai che scendono in piazza per difendere il salario bisognerebbe obiettare che i loro slogan contro il governo, pronunciati a Mosca, provocherebbero un arresto di massa. Nessuno potrebbe più protestare contro i tagli alla sanità o contro gli abusi delle forze dell’ordine ‘perché in Russia ti arresterebbero’”. Così come nessuno, sostiene Orsini, “dovrebbe dire che le politiche espansive del blocco occidentale hanno provocato la distruzione dell’Ucraina, com’è autoevidente. Insomma, il modo migliore di usare le nostre libertà sarebbe quello di non usarle per passare il nostro tempo a dirci fortunati di essere più liberi dei russi: una sorta di schiavitù autoimposta”. Il punto dell’argomentazione del professore è che “così come in Italia è lecito criticare le politiche fiscali, allo stesso modo è lecito criticare la politica internazionale. Dal punto di vista della società libera, la critica della politica internazionale e la critica della politica fiscale sono entrambe espressione del diritto di critica. Domandiamoci adesso come sia possibile che un ragionamento così assurdo abbia conquistato tutte le trasmissioni televisive e radiofoniche mainstream”. “Come può l’Italia essere caduta in un simile delirio antilluministico?”, si chiede Orsini. La risposta, per il professore, risiede dietro un paradosso. “Da una parte – scrive -, gli ambienti bellicisti detengono il monopolio quasi assoluto dell’informazione; dall’altra, vivono nell’incubo di essere criticati al punto da lottare ferocemente per chiudere intere trasmissioni televisive (in realtà, una soltanto visto il monopolio che detengono)”. Com’è possibile? Perché l’opinione della popolazione italiana è ben differente rispetto a quella della classe dirigente. Alle politiche belligeranti di Crosetto e Meloni, infatti, la maggior parte degli italiani rispondono con il “No” alla guerra, all’invio delle armi e con numerose manifestazioni pacifiste lungo tutto il territorio nazionale. E sarebbe ora che la politica se ne prenda atto perché, scrive Orsini, “sono passati 15 mesi dall’inizio della guerra. Il fallimento totale delle politiche di Ursula von der Leyen, Stoltenberg e Biden è davanti agli occhi di tutti. Questo fatto riduce il consenso verso Crosetto, mica Rovelli”. E questa non è censura, ma “critica della politica internazionale”.

Foto © Imagoeconomica

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