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Sequestrati beni per 72 mln (sigilli a yacht e ultraleggero). Ai domiciliari il sindaco di Rende per corruzione elettorale. Gratteri: “Operazione più grande mai fatta a Cosenza”

Nella corposa ordinanza che stamani ha portato all'esecuzione di misure cautelari a carico di oltre 200 persone (di cui 139 in carcere, 50 ai domiciliari e 12 sottoposte a obbligo di dimora) la Dda di Catanzaro ha ricostruito la nuova mappa dei clan cosentini, i loro rapporti con rappresentanti delle istituzioni e le loro attività criminali svolte in un arco temporale compreso fra il 2017 e il 2021. Alla composizione del quadro accusatorio hanno contribuito intercettazioni e rivelazioni di pentiti. L'accusa con la quale il sindaco di Rende e presidente dell'Anci Calabria Marcello Manna, vicino al centrodestra ma sostenuto da diverse liste civiche alle ultime elezioni, è finito agli arresti domiciliari è di corruzione elettorale. Manna avrebbe intrattenuto "contatti duraturi nel tempo" con membri di un'associazione mafiosa, in particolare col gruppo d'Ambrosio. Manna, in particolare, avrebbe "stretto un patto di scambio elettorale politico mafioso con membri apicali della criminalità organizzata" ricevendo in cambio sostegno in occasione delle ultime elezioni comunali tenutesi nel 2019. Il Pm aveva chiesto la detenzione in carcere, ma il Gip ha ritenuto sufficiente la misura degli arresti domiciliari. Manna, sostenuto da una coalizione di liste civiche, è al secondo mandato da primo cittadino.

Oltre a lui sono coinvolti nel blitz l'assessore comunale di Rende Pino Munno e l'assessore alla manutenzione e al decoro urbano del Comune di Cosenza, Francesco De Cicco, componente di una giunta di centrosinistra.

Le misure cautelari sono state eseguite a Cosenza, Rende e in altri centri del Cosentino (Acri, Castrolibero, Celico, Cellara, Luzzi, Marano Principato, Mendicino, Montalto Uffugo, Rogliano, San Benedetto Ullano, San Marco Argentano, San Pietro in Guarano, Spezzano Albanese, Spezzano Sila e Villapiana) oltre che in citta' di altre regioni: Torino, Milano, Novara, Parma, Agrigento, Napoli, Bellusco (Mb), Sala Consilina e Cavaion Veronese. Al centro dell'inchiesta, in particolare, i clan Patitucci-Porcaro, Presta, Di Puppo-D'Ambrosio e la cosca degli "zingari". Tali consorterie criminali, secondo l’ordinanza, dopo un'alternanza tra periodi di tranquillità e fasi di turbolenza "scanditi da attacchi e spesso omicidi al fine di assicurare l'egemonia di un gruppo sugli altri", avrebbero raggiunto un nuovo assetto caratterizzato dall'esistenza di un'unica struttura verticistica, collegamenti e alleanze, disponibilità di armi e dalla presenza di una cassa.


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Sequestrati ‘beni per 72 min, sigilli su uno yacht e un aereo ultraleggero
I beni sequestrati questa mattina da Polizia, Carabinieri e Finanzieri ammontano a 72 milioni di euro. Si tratta di 78 fabbricati, tra i quali 5 ville, 44 terreni, per un'estensione complessiva di 26 ettari, in vari comuni della provincia di Cosenza; 57 quote di partecipazioni in attività produttive e commerciali al dettaglio e all'ingrosso in diversi settori (ristorazione con somministrazione, bar, abbigliamento produzione energia elettrica, agricoltura, lavanderie e lavanderie industriali, servizi nel settore dello spettacolo, noleggio attrezzature per spettacoli ed eventi, formazione culturale, edile), 39 complessi aziendali, anche di imprese del settore del "gaming" (scommesse on-line e sale giochi e biliardo), 20 ditte individuali attive nei vari settori delle attività produttive e commerciali (ristorazione, strutture turistiche e ricettive, agricoltura, bar, supporto rappresentazioni artistiche, intermediazione finanziaria), 7 associazioni non riconosciute, impegnate prevalentemente in ambito sportivo/ricreativo, uno yacht, un aeromobile ultraleggero, un natante, 70 autovetture, 7 motoveicoli. "Operazioni come queste possono essere realizzate solo dopo un'accurata e puntuale opera di rafforzamento dei presidi della Polizia di Stato sul territorio interessato”, ha detto il direttore centrale anticrimine della Polizia di Stato, prefetto Francesco Messina, nel congratularsi per il brillante esito della complessa operazione di polizia giudiziaria svolta in Calabria. "Il Dipartimento della pubblica sicurezza in particolare - ha ricordato Messina - negli ultimi tre anni ha implementato il potenziale delle squadre mobili operanti nel catanzarese, attraverso interventi mirati, offrendo così alla Dda competente uno strumento operativo duttile e orientato alla realizzazione di un'efficace azione di contrasto alla criminalità organizzata locale". "Gli oltre 200 arresti eseguiti oggi nel cosentino in collaborazione con le altre forze di polizia - ha continuato il prefetto - hanno permesso di fare luce su oltre 20 anni di attività illegali perpetrate nel capoluogo bruzio da diverse organizzazioni criminali. L'impegno della sola Polizia di Stato ha riguardato l'impiego di circa 600 operatori - coordinati dalla Direzione centrale anticrimine - suddivisi tra Servizio centrale operativo, Squadra mobile di Catanzaro, Squadra mobile di Cosenza oltre a numerose altre Squadre mobili nazionali, nonché Reparti prevenzione crimine di tutta Italia".




(Interviste al procuratore capo della Dda di Catanzaro, Nicola Gratteri, e al procuratore aggiunto, Vincenzo Capomolla)


Gratteri: “Operazione più grande mai fatta a Cosenza
L’esito dell’operazione antimafia denominata “Sistema” è stata commentata questa mattina dal Capo della Dda di Catanzaro Nicola Gratteri in conferenza stampa. "E' l'operazione più estesa che ci è capitato di fare in provincia di Cosenza, anche perché abbiamo interessato Polizia, Carabinieri e Finanza”, ha esordito. “Non era un'indagine che poteva fare una sola forza di polizia".  "Ciascuna forza di Polizia - ha detto Gratteri - stava già lavorando sul territorio. Si è trattato di mettere in rete, a regime, tutto quello che c'era negli archivi e nelle banche dati di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza". Si è trattato, ha detto ancora il procuratore Capo, di un lavoro molto difficile, “c’è stato un gruppo di lavoro - ha proseguito - che ha messo insieme tutti gli elementi e che ha coinvolto centinaia di uomini di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza. Per noi non è stato difficile mettere insieme tutti e tre i corpi perché ci sono investigatori di primissimo piano mandati sul territorio inviati dai vertici dei tre corpi di polizia, che non ci hanno mai deluso. E' un lavoro - ha aggiunto - che è durato anni. E' stato difficile fare una sintesi, soprattutto mettere a regime tutti i files".

"A Cosenza - ha anche detto poi il procuratore - avevano concertato una confederazione criminale unitaria che, messi da parte gli screzi, operava in modo congiunto e riconosciuto verso tutti. Alle unità 'ndranghetiste - ha proseguito - abbiamo contrapposto quella dello Stato facendo cooperare i migliori investigatori".

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