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“Non chiamateli eroi? Un libro per avvicinare i giovani a persone che per coraggio sono morti”

Contro la Mafia è importante la prevenzione a partire dalla scuola ma "chi comanda non vuole una società colta e istruita, vuole un popolo bue che stia attaccato a internet, che persegua una cultura dell'apparire e non dell'essere. Rifiutate sempre questa logica”. A dirlo è stato il procuratore capo della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, rivolgendosi ai giovani nella giornata conclusiva del Festival Leggere&Scrivere di Vibo Valentia, dove ha presentato il libro "Non chiamateli eroi. Falcone, Borsellino e altre storie di lotta alle mafie", scritto con Antonio Nicaso. Il procuratore è stato intervistato dal direttore di Calabria7 Mimmo Famularo in una sala gremita di studenti delle scuole vibonesi. "Il senso di questo libro è quello di avvicinare i giovani a persone che per la loro coerenza e il loro coraggio sono morti", ha sottolineato Gratteri, "alcune di queste storie sono state però mitizzate e l'esasperazione del mito a volte non produce gli effetti sperati: si raccontano le persone come fossero divinità irraggiungibili. Noi, invece, abbiamo pensato di raccontare il loro lato umano in modo che i giovani ne possano essere ispirati".

"Molte di queste storie sono sconosciute ai più - ha detto Gratteri - volevamo raccontare l'antimafia calabrese generalmente poco raccontata. Abbiamo voluto scovare queste storie, come quella di Rocco Gatto o di sindacalisti e cancellieri di Tribunale uccisi. Era importante raccontarle anche per dire che c’è stata un'antimafia calabrese già a partire dagli anni '70". C’è chi, ha spiegato il procuratore, lavora però costantemente per delegittimare il lavoro della magistratura. "Chi mangia fa molliche - ha detto -, noi non siamo perfetti. Può darsi che abbiamo fatto qualche errore, ma ci sono tre o quattro giornali a carattere locale che provocano costantemente, raccontano cose false dal 99 al 100 per cento. Io ho le spalle larghe, non faccio falli di reazione, non abbocco, non cado alle provocazioni perché so benissimo che il loro intento e' quello di fare confusione e di buttarla in rissa e so che dietro di loro ci sono centri di potere che in modo sistematico alimentano informazione falsa per cercare di indebolire me e la mia squadra e le forze dell'ordine".

Foto © Imagoeconomica

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