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Si avvicina sempre di più la nomina di Nicola Gratteri a procuratore capo di Napoli. L’attuale procuratore di Catanzaro, tra i massimi esperti di lotta alla ’Ndrangheta, ha i numeri sufficienti a prendere il posto che fu di Giovanni Melillo, ora alla Procura Nazionale Antimafia, posto per cui si era candidato, ma incredibilmente senza successo, lo stesso Gratteri. Il voto del plenum del Csm è previsto per il 13 settembre anche se il vicepresidente Fabio Pinelli aveva annunciato, all’insaputa dei consiglieri, che la nomina ci sarebbe stata entro fine luglio.

Il Fatto Quotidiano ritiene che il procuratore di Catanzaro dovrebbe ottenere la scrivania alla prima votazione. E Gratteri se la caverebbe persino con un paio di voti della centrista Unicost, la corrente del suo “diretto” competitor, il procuratore di Bologna Giuseppe Amato. Dalla parte di Gratteri, perché lo ritiene il più adatto per guidare una procura complessa come quella di Napoli, è il consigliere di Unicost, Antonio Laganà, che viene dalla Corte d’Appello di Reggio Calabria. Ma fra i 4 consiglieri di Unicost, ci sarebbe anche un altro giudice propenso a votare per il capo della Dda di Catanzaro, è Marco Bisogni, magistrato a Catania, che fu tra coloro che in passato denunciarono il “verminaio” di Siracusa.

Per il procuratore di Catanzaro, sempre secondo Il Fatto Quotidiano, ci sarebbero anche i 7 consiglieri di Magistratura Indipendente, il togato indipendente Andrea Mirenda, mentre sarebbe incerto su cosa fare l’altro indipendente, Roberto Fontana. I capi di Corte sarebbero divisi: la presidente della Cassazione Margherita Cassano potrebbe votare Amato e il Pg Luigi Salvato, Gratteri. Con Gratteri, almeno 7 laici su 10, quasi tutti quelli di centrodestra, il laico renziano Ernesto Carbone e il laico M5S Michele Papa. C’è incertezza, invece, per i 6 togati della progressista Area. Dal loro punto di vista si trovano in una posizione complicata: non vogliono votare Gratteri, troppo “sceriffo”, a loro avviso, e neppure Amato, non apprezzato dalla base. Verso l’astensione, invece, la togata Mimma Miele, di Md (Sinistra). La maggioranza necessaria per una elezione al primo turno è variabile, dipende cioè dal numero dei presenti, dalle astensioni e dal voto o meno del vicepresidente, che in caso di parità, vale doppio. In generale la maggioranza è di 16 o 17 e Gratteri, a oggi, quei voti li ha nonostante abbia avuto una campagna contro, condita dalla fake news che i pm napoletani sono ostili alla sua nomina.

Foto © Deb Photo

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