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"Riformare la giustizia dovrebbe essere una buona notizia", ma si sta perseguendo "la riforma della giustizia sbagliata". A dirlo è l'ex magistrato, oggi avvocato, Antonio Ingroia a Gazzetta Ladra su Radio Cusano Campus al microfono di Fabio Camillacci & Lorenzo Capezzuoli Ranchi.
Per l'ex pm, che tra le altre cose istruì il processo sulla Trattativa Stato-mafia, i problemi principali della giustizia sono due. Da un lato le tempistiche. "Tempi eterni, intollerabili sia per la giustizia penale sia per quella civile. Hanno uguale diritto avere giustizia in tempi ragionevoli sia il cittadino imputato come il cittadino vittima dei reati", ha detto. Dall'altro lato, invece, c'è la necessità di attuare rimedi agli errori giudiziari. "Perché gli errori giudiziari ci sono - ha sottolineato -, ma non mi pare che nessuna delle riforme di Nordio guardi a questi problemi mentre invece, almeno per come anche preannunciato spesso a mezzo stampa (e poi con qualche retromarcia e qualche smentita) sono nel segno invece di una sorta di regolamento di conti con la magistratura, togliendo strumenti alla magistratura: dall’abuso d’ufficio al traffico d’influenze fino alle intercettazioni perfino al concorso esterno in associazione mafiosa (ma su questo poi il ministro ha nel frattempo fatto retromarcia). Insomma non mi pare che sia la strada giusta quella imboccata. Ed è un peccato visto che c’è anche un magistrato alla guida del ministero della Giustizia".
E sull’abuso d’ufficio, Ingroia si è detto d’accordo con l’Ue. Quest’ultima, nelle scorse settimane ha chiesto all’Italia di “reintegrare” il reato perché abolirlo favorirebbe la corruzione. “Questa volta sto dalla parte dell’Europa - ha commentato Ingroia -. Non c’è dubbio che l’abuso d’ufficio è un’ipotesi di reato che, come dire, costituisce il primo passo verso la corruzione spesso per il pubblico ufficiale. Un abuso del suo ufficio lo fa per favorire qualcuno e per danneggiare qualcun altro. E spesso dietro all’abuso ufficio ci può essere la corruzione; non c’è dubbio, tra l’altro, che il reato di abuso d’ufficio – specialmente in passato - poteva prestarsi a qualche ‘abuso dell’abuso’. Ovvero dell’applicazione del reato in modo un po’ inflazionato, magari a casi non lontani dal vero abuso d'ufficio. Ma ci sono state già delle riforme che hanno già limitato molto l’ambito di applicabilità dell’abuso d’ufficio e quindi abolirlo in toto mi sembrerebbe un gravissimo errore”.
Infine, l’ex pm palermitano si è soffermato sul cattivo andamento della giustizia in Italia. E per migliorarla si dovrebbe “svuotare di centralità l’indagine preliminare ed attribuire centralità ai processi”. Innanzitutto, “accorciando i tempi della giustizia, accorciando quindi i tempi dell’indagine preliminare e accorciando anche il tempo del dibattimento - ha aggiunto -, perché è chiaro che se invece le indagini preliminari durano due anni prima che inizi il processo e poi il processo a sua volta dura tre anni minimo per arrivare a sentenza definitiva dopo 8-10 anni è chiaro che il giudizio che si forma l’opinione pubblica avviene tutto nella parte delle indagini preliminari, e quindi i riflettori vengono accesi sul luogo che dovrebbe essere invece meno illuminato (ovvero quello delle indagini e non del processo)”. Al posto di accorciare i tempi della giustizia, in questi anni “si è incrementata l’immunità dei potenti attraverso la prescrizione: si sono accorciati i tempi della prescrizione e si sono allungati i tempi del processo”. Quanto alla separazione delle carriere, per Ingroia, “porta dritto a una accentuazione del ruolo di parte del pubblico ministero sempre più, come dire, poliziotto innamorato delle sue tesi inquisitorie, e sempre meno giudice imparziale”.

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Foto © Imagoeconomica

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