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Pene ridotte nel processo in ordinario scaturito dall'operazione Kelevra. Lo ha deciso la seconda sezione della Corte d'appello di Palermo, presieduta da Fabio Marino. Nello specifico è stata ridotta da 24 a 15 anni la pena inflitta a Giuseppe Giambrone, da 16 a 9 la condanna di Francesco Giambrone, da 27 a 18 per Nicolò Salto e da 17 a 12 per Antonio Salto. Accolte in parte le tesi dei difensori, tra i quali l'avvocato Paola Polizzi: anche il sostituto procuratore generale Carlo Marzella aveva concordato, chiedendo che venisse meno qualche capo d'accusa e sollecitando alcune riduzioni di pena. La vicenda attorno a cui ruota il dibattimento - definita in primo grado dalla seconda sezione del tribunale, presieduta da Roberto Murgia, nel luglio 2019 - si svolse tra Partinico (Palermo) e Borgetto (Palermo), paese, quest'ultimo, di cui sono originari gli imputati. Il blitz contro di loro scattò nel maggio 2016 e riguardò molte persone, la maggior parte delle quali preferirono farsi giudicare in abbreviato, ottenendo la riduzione di un terzo della pena. I Giambrone e i Salto si scontrarono a lungo per il predominio mafioso, con danneggiamenti reciproci, intimidazioni ed estorsioni a commercianti e imprenditori "protetti" dalla cosca rivale. L'udienza del processo Kelevra contro la Mafia di Borgetto (Palermo) si è tenuta solo grazie alla rinuncia a partecipare da parte di Antonio Salto, uno dei quattro imputati: il carcere di Pagliarelli, in cui l'uomo si trova detenuto, è infatti in questi giorni interessato da un focolaio di Coronavirus, con quasi 40 contagiati, e gli agenti penitenziari, per motivi di sicurezza sanitaria, evitano le "traduzioni" (i trasferimenti sotto scorta) anche all'interno della casa circondariale. Salto doveva essere portato nella saletta delle videoconferenze, da cui gli imputati si collegano da remoto con le aule giudiziarie, ma l'emergenza lo ha impedito. L'imputato ha però diritto a partecipare, pena la nullità dell'udienza (e dunque della sentenza emessa nello stesso contesto). Da qui i ritardi nell'inizio, fino a quando Salto, dopo un colloquio con l'avvocato Paola Polizzi, non ha deciso di rinunciare volontariamente alla presenza. Gli altri imputati (difesi anche dagli avvocati Carmelo Carrara e Salvatore Causarano) sono invece detenuti in altre carceri.

Foto © Imagoeconomica

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