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Francesco Zavatteri parla ai microfoni di Repubblica dopo la morte di suo figlio Giulio, morto a 19 anni a causa della droga

Mentre un imprenditore procura la droga a Micciché, a Ballarò i nostri ragazzi muoiono di crack e nessuno se ne occupa. Chi spaccia droga vende morte ai nostri figli. Dobbiamo ripetere fino allo sfinimento che ‘droga uguale mafia’”. Con queste parole, Francesco Zavatteri, padre di Giulio, il 19enne palermitano morto pochi mesi fa dopo aver fatto uso di crack, ha commentato ai microfoni del quotidiano “La Repubblica” l’arresto di Mario Di Ferro, il gestore del ristorante Villa Zito accusato di aver venduto cocaina ad alcuni personaggi della “Palermo bene”. Tra questi, anche se non indagato in quanto presunto consumatore, ci sarebbe anche l’ex presidente dell'Ars, Gianfranco Miccichè, che secondo gli inquirenti, avrebbe acquistato la cocaina recandosi da Di Ferro con l’auto blu della Regione Siciliana. “Conosco Mario Di Ferro da tanti anni - ha ribadito il padre del 19enne morto a causa del crack - e da un punto di vista umano non può che dispiacermi. Da un punto di vista etico, avendo perso un figlio a causa del crack, condanno profondamente la sua condotta. Mi fa ancora più rabbia l’avere letto che la procura di Palermo ha intercettato un contatto diretto di Di Ferro con un mafioso che lo riforniva”. Tuttavia, l’indignazione di Zavatteri sembra aumentare quando ai microfoni di Repubblica commenta l’atteggiamento di Miccichè, il quale, intervistato, ha detto: “Anche se sniffassi coca sarebbero fatti miei”. “Se lui fosse un privato cittadino - ha sottolineato Zavatteri - si potrebbe compatire pensando che ha un suo problema irrisolto. Siccome stiamo parlando di una figura istituzionale importante e rappresentativa, ritengo che sia estremamente grave un’esternazione di questo tipo.” - prosegue - “Lui si è sempre sentito una sorta di padreterno. Vuoi perché era uno dei fedelissimi di Berlusconi, vuoi per indole. Ascoltare certe frasi è un pugno nello stomaco per chi ha perso un figlio ucciso dalla droga. Chi decide di fare politica va a rappresentare i cittadini e deve essere una persona integerrima”. Il padre di Giulio ha ricordato anche il “sistema di fiducia perverso” che inevitabilmente si instaura tra i consumatori, sempre più giovani, e gli spacciatori di droga. “Ci sono minorenni che acquistano le sostanze, ragazzine che si prostituiscono per il crack. Giovani che moriranno o diventeranno schizofrenici. Quando il ragazzino si reca dallo spacciatore per la marijuana, spesso gli danno la coca in omaggio instaurando un rapporto di fiducia perverso”. Anche per questo motivo, Zavatteri ha invitato diversi rappresentanti delle istituzioni, politici e capigruppo all’Ars, per partecipare ad un convegno sull’emergenza crack organizzato all’università, ma - ha precisato - “solo uno ha risposto”. “Ciò che fa più male è il silenzio. Veicolare una corretta informazione - ha spiegato Zavatteri - significa attuare un’azione contro la mafia per tutelare i nostri figli da un male che entro 5-10 anni causerà una strage. A Palermo è un fenomeno sempre più diffuso. I primi consumi avvengono già a 13 anni. Invece - ha concluso - ci si preoccupa di far sembrare la città bellissima per la visita del presidente della Repubblica e del re di Spagna”.

Un’emergenza già annunciata
Le parole che Francesco Zavatteri ha pronunciato per spiegare quanto sia devastante l’effetto delle droghe, quanto sia distante la sensibilità politica rispetto a questo tipo di emergenza sociale che affligge soprattutto i giovani, e il fatto che “dietro lo spaccio di droga ci sia la mafia”, ricordano lo scambio di battute avvenuto lo scorso 26 gennaio a “Piazzapulita” tra il Procuratore della Repubblica di Catanzaro, Nicola Gratteri, e il presentatore della trasmissione di La7, Corrado Formigli. “Liberalizzare la cannabis? Assolutamente no”, così Gratteri ha replicato alla domanda di Formigli sulla possibilità di liberalizzare la cannabis per “decongestionare i processi”. “Lei conosce gli effetti sul cervello? - ha proseguito Gratteri - Lo chieda ai tossicodipendenti e senta la risposta”. Difatti, il concetto che ha espresso il Procuratore di Catanzaro, oltre a trovare conferma da un’affluenza sempre maggiore e costante di persone tossicodipendenti con conseguente disturbo psicotico, per questo inserite all’interno di comunità protette ad alta e media assistenza (CPA e CPM), sembra essere avvalorato anche da numerosi esperti. Infatti, con l’aumentare dell’uso di sostanze stupefacenti - ha fatto sapere la Fondazione Umberto Veronesi - gli esperti, oltre a registrare un aumento considerevole e significativo di persone schizofreniche, hanno registrato anche una diminuzione importante dell’età media rispetto alle persone che soffrono di questo tipo di patologia. Purtroppo, le previsioni non sembrano essere delle migliori. Intanto, pochi giorni fa, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, è intervenuta alla Camera durante il convegno organizzato in occasione della Giornata mondiale contro le droghe e, con fermezza istituzionale, ha ribadito: “Una politica che non garantisce la scuola, una prospettiva, un futuro ai giovani e in cambio dice 'fumati una canna' non sarà mai la mia politica. E’ finita la stagione dell'indifferenza, del lassismo, del disinteresse. Il messaggio è che lo Stato - ha precisato la presidente del Consiglio Meloni - intende fare la sua parte per combattere un fenomeno che è fuori controllo”. Speriamo che, almeno questa volta, le parole pronunciate dalla premier riescano presto a trovare un riscontro con la realtà.

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