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I militari del comando provinciale della Guardia di Finanza di Firenze hanno eseguito una misura di prevenzione patrimoniale ex art. 20 del Codice Antimafia nei confronti di un imprenditore di Empoli, originario della Calabria, che ha portato al sequestro preventivo di alcune polizze vita per un valore di circa 200mila euro. Come spiegato dagli investigatori in una nota le indagini, svolte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Firenze, hanno evidenziato "pregresse condotte distrattive del patrimonio di un'impresa gestita dal soggetto, realizzate attraverso complesse operazioni commerciali e bancarie". Sulla base delle risultanze, la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Firenze, diretta dal procuratore capo Creazzo, ha avanzato, tramite il procuratore aggiunto Luca Tescaroli e i sostituti procuratori Giuseppina Mione e Fabio Di Vizio, la richiesta della misura patrimoniale e il Tribunale Misure di Prevenzione, presieduto dal giudice Raffaele D'Isa, ha emesso il relativo provvedimento. La misura si aggiunge ad un'altra analoga eseguita alla fine del 2019, allorquando furono sequestrati beni e disponibilità finanziarie per un valore di circa 2 milioni di euro, consistenti in diversi rapporti bancari, autoveicoli, aziende, quote societarie e immobili. L'attività del 2019 era nata dall'operazione "Vello d'Oro" che, nel 2018, aveva portato all'arresto di 14 persone tra Calabria e Toscana, per una serie di gravi reati condotti anche con l'aggravante del metodo mafioso, (associazione per delinquere, estorsione, usura, riciclaggio, attività finanziaria abusiva, ...). Nell'ambito dell'indagine era stato ricostruito un sistema, volto, da un lato, a riciclare i soldi illecitamente acquisiti da due consorterie criminali calabresi e una campana e, dall'altro, a creare riserve occulte di contante presso aziende toscane. Al tempo, erano state attenzionate alcune società riconducibili all'imprenditore, che avevano veicolato i capitali in raccordo tra quelle coinvolte e un sodalizio contiguo alle famiglie 'ndranghetiste dei Barbaro e dei Nirta, nonché soggetti collegati al clan camorristico Lo Russo.

Foto © Imagoeconomica

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