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ambrosoli giorgio pd intOggi, martedì 11 luglio, vi sarà una cerimonia promossa dal Comune di Milano e dall'associazione antimafia Libera per ricordare l'avvocato Giorgio Ambrosoli, liquidatore della Banca Privata Italiana, a 44 anni dal suo assassinio per mano di un sicario assoldato dal finanziere Michele Sindona. L'evento è in programma alle ore 22 davanti alla targa del Comune in via Morozzo della Rocca angolo via San Vittore e si intitola "Nel rispetto di quei valori". È prevista la partecipazione dell'assessora ai Servizi civici, Decentramento e Partecipazione, Gaia Romani. Interverranno la vedova Annalori Ambrosoli e il giornalista e scrittore Mario Calabresi.
Torbide erano le operazioni messe in atto da Michele Sindona (il banchiere della mafia e della P2 ucciso in carcere con una tazzina di caffè al cianuro) ed il Banco Ambrosiano di Roberto Calvi (impiccato al ponte dei Frati neri a Londra il 18 giugno 1982).
Torbido era anche il vuoto all'interno della Banca Privata Italiana, quando Ambrosoli vi fece il suo ingresso da commissario liquidatore. Perché svuotati furono i conti correnti, depredati da Sindona per foraggiare i partiti, Democrazia Cristiana su tutti, ma anche arcivescovi come Paul Marcinkus e banchieri massoni come Roberto Calvi.
Il 27 settembre 1974 Ambrosoli fu nominato dal governatore della Banca d’Italia Guido Carli commissario liquidatore unico della Banca Privata Italiana di Sindona, nata il 1° agosto dello stesso anno dalla fusione tra la Banca Privata Finanziaria e la Banca Unione.
Ambrosoli aveva il compito di accertare lo stato d'insolvenza, lo stato passivo e il piano di riparto tra i creditori. Nel fare ciò fu aiutato da una squadra di polizia tributaria della Guardia di Finanza e in particolare dal maresciallo Silvio Novembre con il quale intrattenne non soltanto un rapporto di natura professionale ma anche una vera e profonda amicizia. Il processo fu invece affidato al giudice istruttore Ovilio Urbisci e al pubblico ministero Guido Viola.
In ottobre Ambrosoli accertò che le perdite erano di 207 miliardi, dichiarò lo stato d’insolvenza e l’avvio dell’azione penale. Cinque mesi dopo, il 25 febbraio del 1975 Ambrosoli era pronto per il deposito dello stato passivo della Bpi: 531 miliardi, di cui 417 al passivo e 281 all'attivo tra crediti, immobili, partecipazioni azionarie. Escluse dal rimborso lo Ior, la banca del Vaticano, e tutte le banche e società direttamente o indirettamente legate al gruppo Sindona.
Tra le ombre di questa vicenda ci sono flash storici in cui compaiono Giulio Andreotti e Licio Gelli, che di quelle trame tiravano le fila. Ma c’è anche la famiglia di Ambrosoli: la moglie Anna, il piccolo Umberto, e ci sono quelli che sostennero l’avvocato: in Banca d’Italia Guido Carli, Paolo Baffi, Mario Sarcinelli, accanto a lui il maresciallo della Finanza Silvio Novembre e i colleghi Tino, Coda e Gusmaroli. Con loro Ambrosoli sbroglierà la matassa della BPI, scoprendo il sistema illecito di finanziamento dei partiti.
Ma la notte tra l’11 e il 12 Luglio 1979, Giorgio Ambrosoli, venne ucciso sotto il portone di casa da un sicario, William Aricò, ingaggiato proprio dal banchiere siciliano, come venne accertato, mentre la moglie, con i tre figli, si trovava in vacanza.
Ambrosoli aveva scoperto gli intrecci tra i pezzi più marci delle Istituzioni e quelli della politica, della Chiesa e delle banche. Il sette volte Presidente del Consiglio Giulio Andreotti con inaudita impudenza, intervistato da Gianni Minoli per "La Storia siamo noi", disse: "Era uno che se l’andava a cercare”.
E sempre rispondendo alle domande del giornalista non mancò di usare espressioni positive per Sindona ("Io cercavo di vedere con obiettività. Non sono mai stato sindoniano, ma non ho mai creduto che fosse il diavolo in persona. Il fatto che si occupasse di finanza sul piano internazionale dimostrava una competenza che gli dava in mano una carta che altri non avevano. Se non c'erano motivi di ostilità, non si poteva che parlarne bene").
Quelle dichiarazioni indignarono tutta la famiglia Ambrosoli e non solo.


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Michele Sindona e Robert Venetucci alla sbarra durante il processo per l'omicidio Ambrosoli



La lettera di Giorgio Ambrosoli alla moglie

Anna carissima,
è il 25.2.1975 e sono pronto per il deposito dello stato passivo della B.P.I. (Banca Privata Italiana ndr) atto che ovviamente non soddisfarà molti e che è costato una bella fatica.
Non ho timori per me perché non vedo possibili altro che pressioni per farmi sostituire, ma è certo che faccende alla Verzotto e il fatto stesso di dover trattare con gente di ogni colore e risma non tranquillizza affatto. È indubbio che, in ogni caso, pagherò a molto caro prezzo l’incarico: lo sapevo prima di accettarlo e quindi non mi lamento affatto perché per me è stata un’occasione unica di fare qualcosa per il paese.
Ricordi i giorni dell’Umi (Unione Monarchica Italiana ndr), le speranze mai realizzate di far politica per il paese e non per i partiti: ebbene, a quarant’anni, di colpo, ho fatto politica e in nome dello Stato e non per un partito. Con l’incarico, ho avuto in mano un potere enorme e discrezionale al massimo ed ho sempre operato – ne ho la piena coscienza – solo nell’interesse del paese, creandomi ovviamente solo nemici perché tutti quelli che hanno per mio merito avuto quanto loro spettava non sono certo riconoscenti perché credono di aver avuto solo quello che a loro spettava: ed hanno ragione, anche se, non fossi stato io, avrebbero recuperato i loro averi parecchi mesi dopo.
I nemici comunque non aiutano, e cercheranno in ogni modo di farmi scivolare su qualche fesseria, e purtroppo, quando devi firmare centinaia di lettere al giorno, puoi anche firmare fesserie. Qualunque cosa succeda, comunque, tu sai che cosa devi fare e sono certo saprai fare benissimo. Dovrai tu allevare i ragazzi e crescerli nel rispetto di quei valori nei quali noi abbiamo creduto […] Abbiano coscienza dei loro doveri verso se stessi, verso la famiglia nel senso trascendente che io ho, verso il paese, si chiami Italia o si chiami Europa.
Riuscirai benissimo, ne sono certo, perché sei molto brava e perché i ragazzi sono uno meglio dell’altro […]
Sarà per te una vita dura, ma sei una ragazza talmente brava che te la caverai sempre e farai come sempre il tuo dovere costi quello che costi.
Hai degli amici, Franco Marcellino, Giorgio Balzaretti, Ferdinando Tesi, Francesco Rosica, che ti potranno aiutare: sul piano economico non sarà facile. Ma – a parte l’assicurazione vita – […]
Giorgio


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