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Gioia Tauro si conferma ancora la porta d'ingresso principale per la cocaina che arriva in Europa

La chiusura delle frontiere per la pandemia da Covid-19 non ha fermato il narcotraffico ed è in aumento anche la domanda di polvere bianca nei paesi europei.
Dai produttori ai consumatori: la cocaina oggi viaggia con la carne, la frutta esotica e il caffè. Il porto di Gioia Tauro è ancora uno dei terminali di arrivo dal Sud America in Europa. L'ultimo sequestro nello scalo calabrese risale all'inizio di febbraio di quest'anno: un carico di 1.300 chili di cocaina purissima del valore di 260 milioni di euro. Un sequestro giudicato record che resta però una goccia nel mare rispetto alle tonnellate di cocaina che inondano ogni anno il mercato italiano ed europeo. Secondo Europol il traffico di cocaina via container non ha subito contraccolpi per il Coronavirus. Stando ai dati delle Nazioni Unite ogni anno 500 milioni di container solcano i mari di tutto il mondo. Solo il 2 per cento viene controllato nei porti di arrivo di tutto il mondo. Il porto di Gioia Tauro si conferma ancora la porta d'ingresso principale per la cocaina che arriva in Italia e nel continente. Ogni anno passano nel terminal marittimo calabrese circa 3 milioni di container. Solo un container su dieci viene controllato e da qui si comprende anche il motivo per il quale questo tipo di trasporto sia considerato dalla 'Ndrangheta il meno rischioso. L'ultimo Rapporto dell'Osservatorio europeo sulle droghe e delle tossicodipendenze indica che i dati attuali mostrano che il numero dei volumi e di sequestri hanno raggiunto livelli record nel 2019. Il boom della cocaina è dovuta anche alla purezza di questa sostanza al dettaglio che è la più alta dell'ultimo decennio. Dal 2014 il numero di nuovi consumatori presi in carico dai servizi di trattamento per i problemi collegati alla cocaina, sebbene ancora relativamente basso, è cresciuto del 37% ed è aumentato di circa due terzi nei paesi dell'Unione europea.

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