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Il magistrato sull’abrogazione dell’abuso d’ufficio: “Tutti i paesi dell’Unione ne hanno uno perché è un obbligo normativo”

PNRR, fondi comunitari e interessi mafiosi. Si è discusso anche di questo durante la seconda edizione de “L’impegno di tutti - Festival Internazionale dell’Antimafia“, l’evento organizzato dall’associazione Wikimafia, che si è svolto sabato 13 aprile a Milano. Quando si parla di PNRR, i fondi messi a disposizione dall’Unione Europea per favorire la ripresa economica del Paese, che in parte vanno restituiti, inclusi gli interessi, inevitabilmente l’attenzione sembra orientarsi più verso l’elevato numero di fascicoli aperti in tutta Europa per reati di frode e corruzione, piuttosto che indirizzarsi verso quei tassi solitamente vantaggiosi. Oltretutto, la maggior parte di questi fascicoli riguarderebbe soltanto l’Italia.

Da qui, la domanda posta dal direttore de IlFattoQuotidiano.it, Peter Gomez, al magistrato Danilo Ceccarelli, coordinatore di indagini di contrasto alla criminalità organizzata della Procura europea (Eppo), l’organismo indipendente dell'Unione per il contrasto ai reati che sono a danno del bilancio europeo: “Siamo più ladri di tutti gli altri?”. La risposta del magistrato Ceccarelli passa attraverso gli indici di rischio che le Fiamme Gialle utilizzano per scovare i reati di natura finanziaria, e che inevitabilmente portano con sé “numerose anomalie sul deposito dei bilanci, fatturati che esplodono improvvisamente da società che, fino al giorno prima, non avevano alcuna attività”. Senza dimenticare “i fatturati elevati in società che hanno soltanto due dipendenti, le imprese che aprono e chiudono, fino ad arrivare ai vari commercialisti e professionisti che utilizzano una serie indefinita di società apparentemente non collegate tra loro”. Poi, forte della sua esperienza alla Procura europea, Ceccarelli ha spiegato: “I reati che tratta la Procura europea sono quasi tutti dei reati finanziari, in cui, com’è noto, la criminalità organizzata investe da molti anni perché ha un grande margine di profitto e un bassissimo margine di rischio”. E aggiunge: “In Italia siamo sempre diversi passi indietro rispetto alla criminalità. Loro hanno la possibilità di utilizzare tutte le tecnologie disponibili e in qualsiasi modo, soprattutto illeciti. Fare indagini dal punto di vista tecnologico - ha proseguito Ceccarelli - costa tanto e richiede personale formato e con grandi capacità”.


L’abuso d’ufficio nei paesi dell’Unione

Insomma, a sentire Ceccarelli, in Italia i reati di natura finanziaria ci sono e, anche in abbondanza. Come se non bastasse, la direzione intrapresa dall’attuale governo in materia di giustizia non promette nulla di buono. “Negli altri paesi dell’Unione hanno tutti l’abuso d’ufficio”, magari con altri nomi, ma ce l’hanno. “Esiste ovunque - ha precisato il pm Ue Ceccarelli - non c’è un paese in Europa che non abbia una fattispecie di abuso d’ufficio, oppure un suo ‘parente stretto’”.


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Danilo Ceccarelli © Imagoeconomica


Del resto, averlo, è un obbligo normativo europeo. “Questo perché la direttiva sulla tutela degli interessi finanziari in Europa, così come l’articolo 325 del trattato sulla tutela degli interessi finanziari dell’Unione, richiede che determinate condotte, alcune delle quali rientrano nella fattispecie di abuso d’ufficio, siano previste come reato.” - prosegue - “Gran parte delle indagini”, che riguardano questo tipo di reato, vengono archiviate “perché è lo stesso pubblico ministero che si rende conto del fatto che non può andare a giudizio”, ma il fatto che sia difficile da dimostrare “non significa che diventi automaticamente una condotta lecita”.


Contrabbando e stupefacenti nei porti europei

I grandi porti europei come quello di Rotterdam, oppure Anversa, Pireo e Amburgo - ha spiegato Ceccarelli - vedono arrivare quantità incredibili di stupefacenti, merce contrabbandata e merce che entra senza pagare i dazi e l’Iva. Se in questi grandi porti, i cui volumi sono enormi, si mettessero a fare dei controlli a campione, anche solo del 5%, questi porti si bloccherebbero al punto tale che non converrebbe più a nessuno far approdare la propria merce. Questa è una cosa che nessuno vuole, per questo motivo è molto difficile trovare un punto di equilibrio”. Nei casi come questi, la vera sfida che bisogna affrontare è intrinsecamente legata alla “trasmissione dei messaggi”. Dal momento che, “se io ricevo un certo tipo di messaggio a livello politico, questo condizionerà il mio agire quotidiano”. E ancora: “Nei procedimenti penali che abbiamo sul PNRR - ha aggiunto il pm Ue - c’è un forte sbilanciamento verso l’erogazione dei fondi”, a scapito dei controlli.

Anche per quanto riguarda le frodi su larga scala, la questione è semplice: “Ci sono fondi che vengono erogati per la competitività delle imprese. Un’impresa, per poter accedere ai fondi del PNRR, deve evidenziare tutta una serie di parametri di tipo finanziario”. Tuttavia, “le condizioni per accedere al pagamento anticipato del 50% di questi fondi vengono create artificiosamente e questo - ha precisato - viene fatto su larga scala”. Come avviene il tutto? Altra questione semplice da capire: “La società che ha fatto la richiesta dei fondi, in realtà, è fittizia e, all’interno dell’ente che gestisce i fondi, nessuno se ne accorge. Le carte sono a posto, la società riceve i fondi, il giorno dopo averli ricevuti, la stessa società li trasferisce con diversi bonifici in altri Stati: prima un europeo, poi un altro extraeuropeo, poi verso un paradiso offshore; infine, la stessa società, il cui titolare è un prestanome, chiude e dal momento che non è mai stata attiva, non è nemmeno difficile farlo”.

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